INTERVISTA A LUIGI DI FIORE – Da “Baciato dal sole” a “Provaci prof 6”: un artista che sorprende sempre

di fiore

Isa Voi incontra e intervista….

Una leggenda narra che il destino è scritto nel proprio nome; a confermare questo pensiero sembra essere l’attore Luigi Di Fiore, che ha visto sbocciare la sua carriera in un alternarsi di stagioni che lo hanno reso un artista dai mille aspetti.

Un passato importante e un presente ricco di conferme professionali, che lo hanno proclamato uno dei volti più amati dagli italiani. Napoletano di origini, milanese di nascita e romano d’adozione, si è fatto conoscere al pubblico con capolavori come La Piovra, Un posto al Sole, Rosso San Valentino, Cuore contro cuore, Il commissario Nardone, Don Matteo e Distretto di polizia.

Non ha trascurato nemmeno il cinema, lavorando nei cast di Berlin ’39 (1994), Vendetta (1994), Il decisionista (1997) e The International (2009).

FOTO ORIGINALI DAL SET

SCATTATE DA AZZURRA PRIMAVERA

Dottore, preside, artista, commissario…una galleria di personaggi che hanno dimostrato la sua straordinaria maestria nell’interpretare caratteri e storie diverse. Un artista poliedrico che si nutre del suo stesso lavoro e che si è cucito addosso una piccola parte di ogni personaggio vissuto.

Nel mondo della tv, purtroppo, non si può restare fermi, e questo Luigi Di Fiore lo sa benissimo. Recentemente, infatti, è stato protagonista di Baciato dal sole, A Napoli non piove mai (di Sergio Assisi), Provaci Prof 6, Un’altra Vita e, in teatro, di Follia d’Amore.

Simpatico, sorridente, intelligente, ironico e antiretorico: questa forse è la sua formula vincente.

Ma soprattutto un uomo “alla mano”, che sembra non essersi fatto plagiare dal grande successo. Quando l’ho incontrato mi è sembrato l’amico di tutti i giorni e più che un’intervista è stata una rilassante chiacchierata.

A colpire, oltre alle parole, sono i suoi profondi occhi azzurri, manifesto dei suoi pensieri e della sua anima.

  • Lei ha appena terminato le riprese televisive di “Baciato dal sole”, diretta da Antonello Grimaldi. Una fiction di 6 episodi ricca di entusiasmo, sogni, sentimenti e complicati rapporti personali. Cosa le ha regalato questa avventura?

La ringrazio molto per questa domanda che mi da’ l’opportunità di poter accennare ad un’esperienza che per me ha significato moltissimo. Partiamo dalla produzione che, seppur nella sua relativa giovane esperienza, vanta la guida di uno dei massimi esperti della televisione italiana nella persona del dott. Agostino Saccà. Non avevo avuto modo di conoscerlo quando era alla guida della fiction targata RAI per cui per me era un rapporto vergine; è stata una conoscenza professionale che mi ha incantato. So che quello che dico può rasentare la lusinga che si tinge di ruffianeria ma è la semplice verità. Lo sforzo produttivo è stato immane per location, comparse, ambienti, ricostruzioni in Teatri di posa. In tutta la mia carriera non mi era ancora capitato di assistere ad una profusione di

mezzi e di uomini messi a disposizione per la riuscita di un prodotto televisivo. La regia di Antonello Grimaldi è stata ispirata, Antonello è davvero una persona speciale, la sua professionalità insieme alla sua mitezza hanno creato l’atmosfera ideale per metterci tutti nelle condizioni migliori per dare il massimo. Gli autori: Alessandro Sermoneta, Alberto Taraglio, Maria Grazia Saccà, Riccardo Mazza, Camilla Costanzo, Valerio D’Annunzio hanno scritto delle sceneggiature fuori dal comune per la televisione italiana. Mentre le leggevo mi chiedevo se davvero avremmo girato quel materiale, quelle scene, quei dialoghi. La costante presenza sul set di Alessandro e Maria Grazia hanno permesso a me, così come agli altri attori, di potersi concedere un dialogo fitto e continuo direttamente con la “fonte dell’ispirazione”, un valore aggiunto di inestimabile valore.

Si parla di televisione senza essere auto-referenziali. Ci sono ben due talent all’interno della storia, ricostruiti con veri e propri studi televisivi e tecniche di ripresa consequenziali. Un lavoro immane ed appassionante.

Il mio personaggio è quanto di meglio potessi desiderare, leggendolo sembrava che gli autori fossero dotati persino di chiaro-veggenza tanto il ruolo si adattava alla mia sensibilità che avevo la sensazioni che mi si fosse cucito addosso. Guerino Guidi è il capo degli scrittori, in termini tecnici si dice head-writer. Sarebbe abbastanza ma è molto di più. Guerino è il mèntore, con tutto quello che ne consegue, del giovane protagonista Guglielmo Scilla che interpreta il personaggio di Elio Sorrentino. Ho amato moltissimo questo personaggio, le sue fragilità (ama molto bere e fumare), la sua etica che riesce a prendere il sopravvento nel mare di squali in cui è costretto anch’egli a nuotare. La splendida sinergia con la quale il mio personaggio ha interagito con Barbora Bobulova (Diana Morigi, presidente di IDRA TV) con la quale si creerà un forte sodalizio per far fronte comune contro l’ingiustizia, ma non posso né voglio dire di più. Gli altri straordinari interpreti che svolgono, a loro volta, con i loro personaggi, intrecci narrativi quasi paralleli e pieni di incredibili colpi di scena: Michele Ruben (A.D. di IDRA TV) interpretato da Giuseppe Zeno, Milla (figlia del capo supremo di IDRA TV) interpretata da Lorena Cacciatore ed infine Anna Ferri (la fidanzatina storica di Elio) interpretata da Nina Torresi. Faranno molto parlare di sé anche altri attori, in ruoli cosiddetti minori, per la loro sublime partecipazione: Gennaro Iaccarino, Alice Vicario, Mauro Pescio e tanti altri.

  • Nel film “Un’altra vita”, invece, è il dottor Vitiello….

    E’ difficile per un attore impersonare, a distanza di così poco tempo (vista la sua frequente attività televisiva) personaggi così differenti e abbandonarsi in storie a volte addirittura lontane e contraddittorie?

Vitiello è stata un’esperienza che mi ha riportato alle origini della mia famiglia. Pur essendo nato e cresciuto a Milano i miei genitori sono originari della provincia di Napoli. Ci tenevo molto, per motivi anche personali, a girare con Cinzia TH Torrini e l’opportunità si è rivelata vincente. La lingua napoletana, seppur a prima vista, per chi mi incontra per la prima volta, non è la matrice del mio modo di esprimermi è profondamente radicata nel mio inconscio. Riesumarla è stato persino terapeutico per chi, come me, condivide al proprio interno una dualità culturale che spesso confligge con una sana consapevolezza del sé. Sul set è nata una bellissima amicizia con Vanessa Incontrada alla quale tengo molto. L’ho detto molto spesso anche a lei e lo ripeto qui, il successo di “Un’altra vita” lo si deve in massima parte al grande e sincero cuore di Vanessa. Questo il pubblico lo percepisce e tende a premiare la verità.

  • Nel film “Provaci Prof 6” interpreta il ruolo del preside Ruggiero Pellegrini: come è stato cimentarsi in un personaggio così diverso dai soliti? Che rapporto ha avuto lei con la scuola?

Pellegrini è stato davvero difficile interpretarlo. La virata giusta è stata quello di creargli una maschera che non sprofondasse nella macchietta. La sua severa austerità che deviava anche su una identità proto fascista mal si confaceva ad una quotidianità con la quale ci misuriamo massimamente nell’ambiente scolastico. Un post su Facebook lo ha definito così: Buona giornata amici, da un sondaggio sui dirigenti scolastici, a me piace chiamarli presidi, il migliore è risultato essere Luigi Di Fiore di “Provaci ancora Prof.” Una traccia l’ha lasciata.

  • Il prossimo settembre parteciperà al film “ A Napoli non piove mai”; un ruolo particolare che ha accettato con particolare affetto. Come ha vissuto questa esperienza?

Voglio molto bene a Sergio Assisi, un’amicizia nata sul set de “Il commissario Nardone”, prodotto che meriterebbe di essere proseguito per il grande successo che ha ottenuto e che rappresenta una porzione importante di Storia del nostro Paese, e proseguita e cementata negli anni. Quando mi ha proposto di partecipare al suo film ho accettato subito con entusiasmo. Auto produrre un film è davvero difficile e i rischi sono quasi folli. Mi piace la follia quando è incanalata nella creatività. Tra l’altro la locandina è disegnata dalla mia compagna Mirjana che è una grafica di eccezionale valore, ma qui sono di parte per cui… Auguro a Sergio di fare molta strada anche in questa nuova dimensione di produttore-regista. Abbiamo bisogno del suo talento ed entusiasmo.

  • Nonostante i suoi numerosi impegni televisivi, non rinuncia mai al teatro. Presto ritornerà sul palco con “Follia d’amore”, tratto dalla “Sonata a Kreutzer” di Lev Tolstoj. Che emozioni rivive ogni volta?

Il Teatro è l’origine di tutto. L’attore nasce sulla scena teatrale e sovente spera anche di morirci sopra. Diffido di qualunque attore/attrice che non abbia le sue radici che provengano dalle tavole di un palcoscenico. Nel mondo anglo-sassone questa cosa è data per scontata, qui da noi ancora si fatica un po’ per accettarla come una cosa normale.

C’è un progetto molto interessante che stiamo costruendo attorno a sonata a Kreutzer insieme a Giovanna Carrassi e Tullia Alborghetti che sono le registe dello spettacolo e alla CGE e Maxima film che producono. Per chi non avesse letto il romanzo Tolstoj, attraverso la confessione del protagonista, esamina le dinamiche terrificanti dell’animo umano quando si commette un omicidio, e, nella fattispecie un uxoricidio, oggi diremmo “femminicidio”. Tema talmente attuale che sarebbe banale ripetere quanto i grandi autori della letteratura russa siano nostri contemporanei. Dovrei essere in scena con una grande stella del Teatro internazionale, la sede del debutto è assai prestigiosa ma stiamo ancora definendo alcuni dettagli per cui è prematuro parlarne. Louis Jouvet soleva dire che un testo per capirlo fino in fondo bisogna studiarlo 10 anni, sono 20 anni che studio questo testo, forse è arrivato il momento.

  • Se non avesse fatto l’attore, quale altro mestiere avrebbe voluto scegliere?

Non so proprio rispondere a questa domanda. Non si naviga nell’oro intraprendendo questo mestiere ed è bene che le nuove generazioni lo sappiano e si preparino all’indigenza. So di sicuro che il giorno in cui non riuscirò più a recitare rifiuterei il solo pensiero di dovermi occupare di qualcosa d’altro. Oppure, molto più semplicemente, morirò di fame.

  • Da scrittrice non posso evitare di chiederle a quali letture e a quali scrittori si sta appassionando in questo periodo…

Sul mio comodino in questo preciso istante ci sono un romanzo del mio amico Antonio Manzini dal titolo “Era di maggio” e un saggio di Aldo Carotenuto: “Riti e miti della seduzione”. Recentemente ho letto due romanzi eccezionali: “Non mi abbracciare” di Elena Venditti” e “Se ho paura prendimi per mano” di Carla Vistarini. La lettura, e qui rischiamo la banalizzazione, ma chi se ne frega, è il dono più prezioso che ho ereditato dalla vita.

  • Roma in questo periodo sta attraversando un momento molto critico a livello politico ed economico; lei è milanese di origine, ma si può considerare romano per adozione poiché da molti anni vive in questa splendida città. Come la vedono i suoi occhi? Quali sono i pensieri e le sensazioni che lei vive pensando alla sua situazione attuale?

Mi sento romano come tutti i romani adottati nella millenaria storia di questa città, per cui cittadino a pieno titolo. Lo sconforto è grande. Questa città si sta incattivendo, la sua spensierata e proverbiale bonarietà sta lasciando il passo al duro cinismo di matrice meneghina che ben conosco. Questa è una città ferita, anche fisicamente, nei suoi squarci stradali che non si sopportano più. Non ho titoli particolari per entrare nel dibattito politico ormai trasformato in arena sanguinolenta. I Carminati, i Buzzi, i Casamonica, Mafia capitale. Che vergogna, che orrore. Questa città sta vivendo un vero e proprio incubo. Come poteva affrontare tutto questo il chirurgo senza l’appoggio di un apparato politico che è a sua volta coinvolto? E dall’altra parte quei lupi assatanati, che hanno portato al disastro negli anni precedenti, si presentano con una verginità immacolata proponendosi come cura al male che loro stessi hanno creato. Tutti convinti che i romani siano diventati improvvisamente dei coglioni smemorati?

  • Progetti futuri?

Ho finito di girare da poco “Il mio vicino di casa” film per Rai1 con Sergio Rubini e Barbora Bobulova per la regia di Fabrizio Costa. Una bellissima esperienza che mi portato a lavorare ancora con la Pepito produzioni di Agostino Saccà e con Barbora Bobulova e col mio regista d’elezione che è Fabrizio Costa al quale sono legato da un legame profondo d’affetto.

  • Luigi Di Fiore nella sua vita privata….

Non me la sento di parlare del mio privato…qualche volta l’ho fatto nel passato e mi sono pentito.

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