Psicologia: GIOCO PALESTRA DI VITA

gioco
La rubrica della dott.ssa Milena Giacobbe, psicologa dell’età evolutiva

 

Ecco Ettore alle prese con i mattoncini: vuole costruire un autorimessa per il camion dei pompieri. È attento e concentrato e sebbene la sorella gli abbia appena ricordato che sta per cominciare il suo cartone preferito, lui continua nel suo lavoro …

Il gioco è l’attività principale dei bambini, per lo meno fino all’entrata nella scuola primaria. Alcuni preferiscono giocare da soli, altri richiedono la costante presenza di un adulto, alcuni prediligono giochi “movimentati”, altri sono appagati da attività più tranquille. Ma esiste il gioco “giusto”?

Spesso i genitori si trovano in difficoltà nel proporre dei giochi ai propri figli e si affidano a consigli che in realtà finiscono per essere strategie di marketing pubblicitario. In realtà il gioco dovrebbe essere uno strumento educativo di crescita e un mezzo di comunicazione basato sul divertimento, “ideato” appositamente per ogni bambino. Infatti esistono linee guida generali, ma ogni educatore sa che occorre la giusta dose di improvvisazione per rendere un gioco, IL GIOCO per eccellenza!

I primi due anni di vita sono caratterizzate da giochi che vedono il movimento e il corpo del bambino come protagonisti. È il gioco senso-motorio: il bambino trae piacere dal movimento e dal contatto con il mondo esterno ed è così che impara non solo a conoscere il proprio corpo, ma anche tutto ciò che lo circonda. Infatti spesso i bambini usano mani e piedi come primo oggetto di conoscenza di se stessi (le succhiano volentieri) e come mezzo di contatto (battere).

Si passa poi a giochi che vedono coinvolti tutto il corpo (equilibrio, dondolio, cadute, scivolamenti, rotolamenti, corse …) che saranno poi i giochi che serviranno negli anni futuri per scaricare l’energia in eccesso.

Altro gioco fondamentale è quello di manipolazione: le mani sono anche il veicolo attraverso cui passano innumerevoli sensazioni che permettono al bambino di conoscere l’ambiente circostante nelle sue sfaccettature attraverso una proficua esplorazione. È proprio su queste basi che si formano i primi concetti di dentro/fuori (il nascondere, il travasare …) e, poi, di causa ed effetto (se lanciare la palla contro il muro la fa tornare indietro, lanciare sulle scale la fa andare lontana …).

Una tappa importante nel gioco è rappresentata dai giochi simbolici: inizialmente il bambino finge che un oggetto sia qualcos’altro (anche se tra i due non vi è molta corrispondenza), poi inizia a fingere che lui sia qualcun altro (il pompiere, la cuoca …) e così si confronta con gli altri e impara a poco a poco a considerare anche il punto altrui e a uscire dal tipico egocentrismo infantile. Non solo, mettendosi “nei panni altrui” inizia a venire a contatto con emozioni che cerca di affrontare nel gioco, ma la cui gestione sarà importante nella vita “reale”. Per esempio fingere di domare un incendio può far pensare a come vincere la paura e questa rielaborazione è molto utile. Di questa categoria fanno parte sia i giochi di ruolo, di simulazione, sociale e di costruzione.

Nessun “tipo” di gioco è mai completamente abbandonato, ma le competenze che il bambino impara vengono inglobate in giochi sempre più complessi.

Imparare a pensare è alla base anche del gioco che io definisco “progettuale”: il bambino verso i dieci anni diventa in grado di lavorare nel campo del possibile e non solo in quello reale e la componente creativa del gioco si fa ancora più determinante. Il gioco si trasforma allora in sport, hobby ….

L’importante è seguire naturalmente la crescita del proprio figlio e le sue capacità, senza forzarlo, ma fornendogli gli stimoli adeguati per poter sperimentare e sperimentarsi. E, soprattutto, non stancarsi mai di guardare con orgoglio il frutto dei suoi esperimenti, sia che si tratti di una torre di mattoncini, sia di un salto in lungo. I bambini per crescer hanno bisogno che nella loro “palestra” ci siano adulti che si fidano di loro e delle loro capacità e che, proprio per questo, li lasciano liberi di provare. Perché sbagliando si impara …. a patto che sia divertente!!!

Dott.ssa Milena Giacobbe

Psicologa dell’età evolutiva

Viale Buonarroti, 13 Novara

 

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