psicologia: IMITAZIONE

imitazione

La rubrica della dott.ssa Milena Giacobbe, psicologa dell’età evolutiva

Uno dei meccanismi principali attraverso il quale si impara è l’imitazione. Per esempio, se non ci sono impedimenti di sorta (fisici, emotivi…), un bambino impara a parlare imitando i suoni che sente.

Nello stesso modo impara molti comportamenti ed atteggiamenti, soprattutto dalle persone che sono per lui punti di riferimento.

Il sig. Rossi stasera è molto nervoso. Giacomo, suo figlio adolescente,  risponde male ad una sua richiesta, il padre si arrabbia e subito si scatena una lite durante la quale il tono si fa minaccioso e viene sbattuto con violenza un bicchiere sulla tavola apparecchiata per la cena.

L’ordine è ristabilito: il sig. Rossi ha dimostrato al figlio che lui è il più forte.

Alla scena assiste anche Andrea, il figlio più piccolo che ancora frequenta la scuola materna.

In uno dei rari momenti in cui Giacomo ed Andrea giocano insieme, improvvisamente il piccolo Andrea “attacca” il fratello e gli urla addosso tutta la sua rabbia per aver perso, sbattendo la macchinina che aveva un mano per terra. La mamma interviene e sgrida Andrea perché ha urlato minaccioso.

E il piccolo in maniera disarmante le risponde che “se uno è arrabbiato deve fare così”!

È necessario riflettere sull’evidenza che atteggiamenti e comportamenti dei genitori lasciano una traccia quasi indelebile sui figli  e che le parole spesso non riescono a cancellarla. Inutile spiegare che alcuni atteggiamenti sono sbagliati («Io faccio così, ma tu non lo devi fare» o ancora «Io posso farlo, ma tu no»), anche perché i bambini hanno bisogno di coerenza e la discrepanza tra azione e pensiero genererà solo confusione

E richiedono anche coerenza quando ricevono una punizione. Mandare un bambino a guardare la Tv perchè sta disturbando la cena significa rendere la cena tranquilla, ma anche premiare un comportamento che si ritiene errato.

Il messaggio è contrastante: un atteggiamento provocatorio (di cui sarebbe stato necessario capire le motivazioni) riceve una ricompensa.

È importantissimo ricordare che sono i figli che devono ubbidire ai genitori, e non viceversa; non per una ragione gerarchica e di potere, ma perché è l’unico modo per educarli. Ubbidienza non significa sottomissione. Se invece i genitori cedono ai capricci, sono loro che ubbidiscono ai figli e che si lasciano sottomettere!

I bambini hanno bisogno invece di regole chiare, di “punti” di riferimento solidi, per potersi comportare in maniera adeguata e muoversi con sufficiente sicurezza nella società, dove non si viene premiati se ci si comporta male e dove è necessario interpretare in maniera corretta i messaggi che vengono inviati da chi ci circonda. E rispondere con altrettanta chiarezza e, possibilmente, senza conformismo, ma con coscienza critica.

Dott.ssa Milena Giacobbe

Psicologa dell’età evolutiva

Viale Buonarroti, 13 Novara

Cel. 348.3173462

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