S.O.S CAPRICCI

capricci

S.O.S CAPRICCI

I consigli della psicologa dell’età evolutiva, dott.ssa Milena Giacobbe

Supermercato del quartiere, mamma e figlio a comperare velocemente ciò che serve per cena. Tutto tranquillo fino a quella richiesta improvvisa che non si può o non si vuole accontentare e a quella reazione … Testardaggine portata all’estremo, poi pianto apparentemente inconsolabile, urla e magari ancora qualche “pestata di piedi” qualche calcio o spinta a chi passa vicino e, come ultimo tentativo estremo, lo stendersi per terra senza la minima intenzione di muoversi… CAPRICCI.
Ma qual è l’origine di un capriccio?
Alla base di ognuno dei comportamenti che gli adulti spesso etichettano come “capricci” possono esserci  motivazioni differenti. Individuare quale ha spinto il piccolo a reagire in quel modo può essere di grande aiuto per risolvere la situazione. Margot Sunderland, insegnante e psicoterapeuta londinese, ha individuato sei cause che possono scatenare (da sole o in sinergia) un capriccio.

Per i neonati fino a circa 12 mesi di età le cause principali dei “capricci” sono spesso la stanchezza o la fame, che, proprio perché così piccoli, non riescono ad esprimere in altro modo se non con lamenti che dovrebbero comunicare il loro stato di bisogno e di tensione legato al mancato soddisfacimento immediato di tale bisogno.  Sarebbe semplice, se non fosse che spesso i bambini aumentano il capriccio se costretti a fare ciò di cui hanno bisogno, cioè se costretti per esempio a fare la nanna quando ne hanno evidentemente bisogno. Questo perché subentra un’altra motivazione: la paura, che in questo caso è la paura tipica di ogni bambino, cioè la paura dell’abbandono.  Questo timore può subentrare anche in altri frangenti, cioè tutte le volte che il bambino deve lasciare i genitori e che si può manifestare, dunque, fino a che il bambino non ha raggiunto una sicurezza interiore sufficiente.  La manifestazione quindi sembra un capriccio, ma in realtà è l’espressione di un bisogno psicologico  e come tale va gestito. In generale paure e ansie si affrontano con rassicurazioni che vanno dal contenimento fisico (un abbraccio) alla spiegazione che varia a seconda dell’età del bambino. Importante è che passi il messaggio, anche attraverso il tono della voce,  che mamma e papà capiscono la difficoltà, non giudicano e sono pronti ad aiutare, perché avere paura è normale. Altra motivazione psicologica che potrebbe scatenare un capriccio è la difficoltà a tollerare una frustrazione (il bambino ne diventa potenzialmente capace verso i sette anni), che si ricollega alla impossibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni/desideri istantaneamente.  Altro elemento da tenere in considerazione è che il bambino è un individuo in costruzione e che deve ancora imparare a gestire molti aspetti della vita, tra cui quello emozionale. Spesso infatti l’immaturità fisiologica della parte emozionale del cervello gli impedisce di gestire le emozioni che lo invadono, portando ad una escalation che culmina, appunto, con la scarica emotiva e talvolta “fisica” tipica del capriccio.
Talvolta invece il capriccio è una reazione all’ambiente esterno, una vera e propria richiesta di aiuto perché il bambino non sa come comportarsi di fronte a richieste che all’adulto possono sembrare banali, ma che per lui sono insormontabili. In questo caso una attenta analisi della situazione può aiutare a trovare la soluzione. In questa casistica rientrano i capricci tesi a osteggiare il sistema di regole imposte dalla famiglia. In questo caso dovremmo ripensare alle richieste fatte al bambino e a come abbiamo richiesto la sua collaborazione  …
Il capriccio può essere la risposta al livello di stress trasmesso dai genitori stessi o dall’ambiente esterno. Tornando all’esempio con cui ho iniziato questa riflessione, la fretta della mamma percepita dal bambino, ma non capita, può aver scatenato in lui un certo nervosismo …
Infine quelle che io chiamo le  “dimostrazioni di potere”: chi tra mamma e bambino riuscirà ad avere la meglio nella lotta per affermare il proprio punto di vista o il proprio bisogno? Questo rientra nella capacità genitoriale di porre dei limiti e trasmettere delle regole che dovrebbero essere il più possibile condivise.  Uno dei compiti dei genitori è infatti individuare dei confini, compito dei bambini è invece  cercare di varcarli, proprio per capire quanto sono importanti . E il capriccio potrebbe proprio essere il modo di varcare il confine. Solo in questo caso il capriccio deve essere ignorato, per lo meno in apparenza , cioè è bene non assecondarlo,  cosicchè terminerà così come è cominciato …
Ricordiamo comunque che il capriccio ha senso di esistere solo se  ha degli spettatori: sta all’adulto decidere come rispondere all’implicito invito a partecipare alla rappresentazione messa in scena dal bambino.
Dott.ssa Milena Giacobbe
Psicologa dell’età evolutiva
Viale Buonarroti, 13 Novara

Cel. 348.3173462

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Verified by MonsterInsights