“Anime Nude”, la raccolta di poesie di Marco Milone

Marco Milone è un palermitano che ha pubblicato “Anime nude”, una silloge che racconta la crisi dei nostri tempi e la relazione contrastata tra uomo, natura e realtà.
Un insieme di sentimenti a volte duri, che vengono espressi in metafore e immagini che lanciano messaggi forti e profondi.

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Il giovane è anche attore e saggista, con un forte interesse verso la cultura orientale, le forme di sperimentazione visiva, i giochi da tavoliere e le scienze esoteriche.
Barone di Aliminusa, ha scritto la sua prima opera ai tempi del liceo con il libro “L’eterna condanna e altri racconti”, al quale seguiranno un volume di saggistica e alcune raccolte di sillogi.
Nel 2013 ha pubblicato “Dove va la mondo”, per arrivare alla sua ultima opera. Lo abbiamo incontrato, per conoscere meglio i suoi pensieri e le sue ispirazioni.

– Il titolo della sua silloge è “Anime nude”, perché questa scelta?

Anime nude simboleggia la condizione necessaria dell’uomo di ritrovare la propria intimità in un percorso di auto-conoscimento. Ogni giorno veniamo bombardati da stimoli esterni, e siamo costantemente inclini a consentire a questi eventi esterni di condizionare la nostra vita, come fossimo in balia di un’onda che ci dirige dove vuole: ciò avviene perché non si conosce la propria anima, se non nella dimensione falsa ed esteriore del suo indumento.

– A quale poesia di questa raccolta è particolarmente legato? Perché?

Di fatto non esiste una poesia a cui sia particolarmente legato. Le poesie che ho scritto hanno assolto la loro funzione nel momento in cui sono state trasposte su carta, ora godono di vita propria, capaci di trasmettere nuove emozioni, e a seconda dei momenti che vivo alcune mi appaiono più consone al mio stato di essere.

– Scrivere poesie di questi tempi, in cui i romanzi spopolano e la tecnologia ha preso il sopravvento, è una scelta difficile. Come è nata e come cresce questa grande passione in lei?

Non la vedo una scelta difficile, piuttosto trovo ben più impegnativo scrivere un romanzo perché implica una dimensione di continuità, e una schematicità nell’intreccio, nella coerenza dei personaggi. Al contrario, la poesia ti permette di esprimerti velocemente, e con la massima libertà come un bambino che gioca e rimpasta le parole alla ricerca del giusto incastro per attribuirle un nuovo valore semantico.

– La natura e i paesaggi sono protagonisti di quasi tutti i suoi componimenti: quale è la loro funzione e il messaggio che vuole trasmettere?

La natura è simbolo di purezza e di non contaminazione, e diventa dunque un immagine indispensabile per simboleggiare il processo di cammino verso l’autenticità dell’essere. In essa troviamo una moltitudine di forze, che non sempre apprezziamo, che però risultano sempre maestose nella loro possenza.

– Pietà, ardore, angoscia sono alcuni sentimenti che traspirano dalle sue poesie: uno stile pessimista o realisticamente vissuto?

Anime nude di Marco MiloneDi fatto non c’è pessimismo nelle mie liriche, semplicemente espressione del vissuto quale trasposizione delle emozioni che provo. Il positivo e il negativo sono semplicemente la manifestazione duale, come intesa dalla nostra mente, di una realtà immanente. Sensazioni generalmente interpretate negativamente come l’angoscia sono necessarie per favorire la crescita dell’individuo in quella palestra di apprendimento che è la vita stessa.

– Mi ha colpito molto la poesia “Germi”; che parla di destino e mura. Cosa l’ha ispirata?

Il destino è qualcosa di mutabile, eppure di prevedibile. L’uomo ha il libero arbitrio, eppure si autocondiziona con un imprinting, con forti percezioni limitanti che rimangono impresse dentro la sua anima come scritte indelebili su mura imponenti. Il destino dipende dalla capacità di sapere cancellare la propria storia personale, e riscrivere quello che è già stato programmato inconsapevolmente.

– Oltre ad altre opere giovanili, ha appena pubblicato la raccolta “Dove va il mondo”; come è nata questa nuova silloge?

Sia Dove va il mondo che Anime nude in realtà sono vecchie sillogi rimaste nei miei cassetti, e ora riviste e riadattate in funzione di una maggiore semplicità del verso, e di una ritmicità più dinamica. Inaspettatamente ho ritrovato in queste sillogi i germi di alcune riflessioni che ho approfondito nel corso dell’ultimo anno, e ciò mi ha indotto a pubblicarle.

– Lei è poeta, saggista e attore: in un’epoca in cui “si dice” che i giovani non hanno interessi e non coltivano la cultura, è raro conoscere ragazzi poliedrici e attivi come lei. Che ne pensa?

Il problema non sono i giovani quanto la società che attribuisce un’importanza progressivamente minore alla cultura, e sospinge le persone al non-uso della propria immaginazione. Tutti abbiamo degli interessi, e sicuramente abbiamo qualcosa da potere trasmettere agli altri, tuttavia trovare il proprio percorso richiede tempo, e tale ricerca viene generalmente percepito come improduttiva.

– Essere scrittore oggi…

Essere scrittore oggi… ne riparliamo quando sarò uno scrittore affermato. Ritengo ci sia ancora spazio per la scrittura nella società contemporanea, ma vedo poca “letteratura” nella grande editoria, fatta eccezione per Einaudi.

– Progetti futuri?

Tra i progetti futuri c’è la fine della stesura di un libro di saggistica sulla storia del go, un antico gioco da tavoliere di origine cinese, come pure la pubblicazione di una silloge sul valore del tempo, quale categoria illusoria che muta e domina i valori dell’umanità. Per il resto, sto continuando la mia opera di catalogazione dei film sperimentali e la pubblicazione di articoli per la prima enciclopedia italiana sullo shintoismo.

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