Sognavo un paese speciale
– Guarda laggiù Yunus! Vedi quell’immenso color azzurro? Quello si chiama mare! –
Il piccolo sgranava gli occhi ogni volta che quel vecchio nonno, con la barba bianca sul quel viso scuro e la voce roca, lo portava sul suo cammello stanco a vedere quell’infinita distesa di acqua che sembrava non finire mai e si perdeva all’orizzonte.
- Un giorno prenderemo una barca e remeremo così forte che arriveremo al di là del mare, e lì troveremo la felicità. – Prometteva rivolgendosi al nipote.
– Cosa c’è in quel posto di così diverso dalla nostra città, nonno?
– Non so di preciso cosa ci sia, non ci sono mai stato e chi è partito per andare lì non è mai tornato indietro per raccontare. Tutti, però, vogliono andare là. –
Quella notte Yunus non riuscì a prendere sonno e mentre guardava le stelle, sbirciando da quella piccola finestra della sua casa di pietra, volò con la fantasia immaginando città fantastiche, tesori, vestiti sfarzosi, animali strani e affascinanti e giochi meravigliosi.
Ma quale felicità si poteva trovare lì?
Yunus aveva solo una casa di pietra con due stanze, dove vivevano lui, mamma, papà e la sorellina di un anno, Genan. Ma per lui quel posto era davvero bello, perché ci era cresciuto: c’erano un bel sole che ogni mattina lo svegliava allegramente, la luna che gli teneva compagnia durante i sogni della notte e tanta terra sulla quale poteva correre e giocare senza scarpe.
Nella strada sterrata davanti casa, i suoi amici rincorrevano sassolini banchi e scuri, sfidandosi a chi li lanciava più lontano o a chi colpiva gli ambiti bersagli.
Yunus era il più piccolo di quei ragazzini: era esile, con tanti capelli scuri e occhi profondi che parlavano più di tutte le parole che conosceva. Aveva un piccolo problema: balbettava. Questo era un motivo per prendersi gioco di lui, ma Yunus non si arrabbiava, perchè prima o poi sarebbe cresciuto, sarebbe diventato un uomo e avrebbe imparato a esprimersi correttamente.
In quella terra ricca di odori forti e di rumori lenti e antichi, aspettava ogni sera il padre Marouane ritornare dai campi, arsi da quel sole perpetuo che solo durante la notte prendeva tregua.
Papà, sei stanco? – gli chiedeva amorevolmente tutte le volte, mentre si sedeva a tavola a consumare quello che mamma Omaima aveva preparato con amore e devozione.
– Sì Yunus, ma la fatica fa parte dell’uomo. Io devo pensare a voi: sono vostro padre.
- Papà, perché domani non partiamo? Andiamo in quel paese segreto di cui parla sempre il nonno; lì non dovrai lavorare e diventerai ricco!
– Piccolo, a volte quello che desideriamo è molto più vicino di quello che pensiamo. Al di là del mare c’è un mondo che non conosciamo e non esiste vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare. –
Il papà di Yunus non ne voleva proprio sapere di partire: era legato alle sue tradizioni, alla sua gente, ai suoi luoghi e il nuovo lo spaventava, lo rendeva insicuro: con una moglie e due figli piccoli, poi, non avrebbe potuto permettersi di correre inutili rischi, nè sbagliare,
Ma un giorno finalmente decise: sarebbe andato oltre quel mare blu, dove si trovava quel posto speciale, dove appena arrivi ti accolgono a braccia aperte, tanto che nessuno torna più indietro.
Il giorno della partenza il vecchio nonno rimase per tutto il viaggio in silenzio, abbracciato a Yunus. Entrambi avevano tanto atteso quel momento, che ora che era arrivato avevano quasi paura..
– Il mare! Eccolo! –grido stupito Yunus
– Quando tira lo scirocco, dicono i marinai, meglio non andar per mare. Meglio chiudersi in casa, che fuori girano col vento solo i pazzi e la sfortuna. – Rispose un vecchio uomo.
Il piccolo non capì il senso di quelle parole, ma era troppo occupato a guardare quel miracolo blu della natura per darvi peso.
Nonostante ciò, le barche della speranza furono preparate: pian piano le persone furono fatte salire in cambio del pagamento di un biglietto molto caro, che per molti rappresentava il risultato di anni di lavoro e di risparmi.
– Papà, ma perché c’è solo una barca? Non basterà per tutte queste persone.
– Non so Yunus, sicuramente non appena sarà piena ne arriverà un’altra. –
La barca si riempì, era stracolma. Bastava anche solo l’intuito di un bambino come Yunus per capire che su quell’imbarcazione c’era troppa gente.
Ma nessuno era disposto a rinunciare al suo sogno, ora che era così vicino per raggiungerlo: valeva la pena correre il rischio.
Tutti salirono, stretti stretti, come pezzi di puzzle da riordinare.
Non c’era spazio per muoversi, per passeggiare, per giocare e nessuno aveva avvisato prima che per scoprire quella città lontana era necessario fare un viaggio così scomodo e sofferente.
Si vedevano solo mani: le mani di una donna che tremavano, le mani degli uomini che tenevano in alto i coloro cappelli, quelle dei bambini che salutavano euforici.
La nave partì, dirigendosi lontano, sempre più lontano, fino a perdersi all’orizzonte. Ora c’era solo acqua intorno, solo mare mosso.
– Anche questa volta ce la faremo. Non possiamo perdere tutti questi denari. – Gridò un individuo, dall’aspetto poco affidabile e due occhi da lince che scrutavano tutte quelle
persone imbarcate, simili a uno sciame d’api.
Lui e il suo compare indossavano due salvagenti da spalla.
- Perché lo indossano solo loro? – Si domandò ingenuamente Yunus. – Forse non sanno nuotare…
Calò il buio e la paura crebbe. Intorno c’era solo silenzio.
Il tempo sembrava non passare mai. Nessuno si muoveva per paura di rompere gli equilibri di quel barcone e persino i più piccoli, come Genan, non piangevano quasi capissero la delicatezza e il pericolo di quel momento.
– Non preoccupatevi, arriveremo…piano piano arriveremo… – Marouane cercò di rassicurare il vecchio uomo e la moglie Omaima,che non lasciava trasparire nessuna emozione sotto quel velo color lilla e bianco. Si fidava dei suoi uomini.
Yunus cominciò a guardare la luna, che era sempre la stessa che osservava dalla finestra della sua stanza e che sembrava non volerlo abbandonare.
All’improvviso un rumore. Un boato.
Il silenzio e la paura paralizzò tutti: l’imbarcazione cozzò contro una roccia. L’ordine si rinfranse, le voci e le urla cominciarono a moltiplicarsi e addossarsi le une sulle altre, i movimenti divennero incontrollabili. Non c’era più nessuna certezza.
Yunus cadde in mare, insieme a tutti gli altri. Chiamò suo papà, suo nonno, la madre e la sorella, ma era come cercare un ago in un pagliaio. Si aggrappò a un pezzo di legno che galleggiava, allontanandosi sempre di più, sempre di più: tremava ed era immobilizzato dalla paura.
In quel mare pezzi di vita, pezzi di legni che nascondevano delle storie, dei sogni, delle speranze, del coraggio: padri, madri, figli.
Ora era solo, senza la sua famiglia e avrebbe voluto tanto trovarsi nella sua casa, con i suoi amici, i sassolini tirati al bersaglio. Ma non poteva.
Una sirena assordante suonò: era quella dei soccorritori che con le loro luci illuminarono tutta la zona e lasciarono intravedere una terra lontana.
- Eccola! – gridò Yunus. Una striscia marrone e verde lontana: era per lei che tutti avevano sperato, avevano lottato.
Yunus fu portato a riva; la mamma, il papà e Genan furono portati in salvo poco dopo. Ma il nonno no, non c’era più.
Il bambino aspettò fino a quando l’ultima barca non fece ritorno, ma il nonno era rimasto in quel mare che lo aveva fatto sognare per molto tempo. Per chi era riuscito ad arrivare a riva
non ci furono vestiti preziosi, ma solo asciugamani e teli di alluminio per riscaldarli; non c’erano grandi case per loro, ma solo lunghi e vuoti capannoni anonimi; non c’era cibo buono, ma solo acqua e panini uguali per tutti.
Yunus voleva la sua terra nuda sulla quale poter correre scalzo e voleva indietro suo nonno.
Quel vecchio uomo non c’era più, ma si era trasformato in quel mare bello e misterioso destinato a rimanere un segreto per tutti.
E tutto le volte che il piccolo voleva sentire vicino a sé il nonno, si sedeva in rima al mare, respirava profondamente e ammirava per ore quell’immenso manto blu, fino a sentirlo dentro la sua anima.
di Isa Voi
La favola si può trovare anche su:
http://www.edizionilagru.com/fiaba_per_sorridere_fiaba_per_commuoversi.html