Dal 25 settembre a Milano la suggestiva mostra “Tesori del Nord e delle altre province russe”

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Dal 25 settembre al 23 ottobre la Biblioteca Ambrosiana di Milano ospiterà la mostra “Tesori del Nord e delle altre province russe”, che vedrà l’esposizione di 38 antiche icone russe provenienti in larga misura dal patrimonio di Collezione Orler con sede a Marcon (Venezia) e da alcune importanti collezioni private. Nel complesso le opere esposte coprono un arco cronologico che va dal XVI al XIX secolo, con tavole provenienti per lo più dai centri iconografici della Russia settentrionale (Cholmogory, Kargopol’, dalla regione del fiume Onega, Vyg, Belosersk, Ustiug la Grande dalla regione di Vologda) ma anche dalla Russia centrale, dalla regione del Volga, da quella di Yaroslavl’ fino ad arrivare a quella degli Urali con Neviansk. Tra l’interessante campione di opere esposte, riveste una particolare importanza scientifica anche la presenza di una icona raffigurante il tema della “Resurrezione – Discesa agli Inferi” della prima metà del XVII secolo proveniente da Sol’vyčegodsk, a quel tempo possedimento della famosa famiglia di mercanti e imprenditori Stroganov. “Le più antiche opere d’arte sacra nella Russia – ricorda il responsabile scientifico della mostra Levon Neserjan – furono realizzate, com’è noto, sotto l’influsso di Bisanzio e sovente con la diretta partecipazione di maestri greci. Tuttavia, fin dalla seconda metà del XIII secolo, quando dopo l’invasione dei tataro-mongoli i legami tradizionali con Bisanzio per qualche tempo si indebolirono, la pittura russa di icone cominciò ad acquistare dei propri lineamenti caratteristici, ben riconoscibili. Proprio in questo periodo presero avvio centri artistici locali come Novgorod, Pskov e Rostov la Grande. Poco più tardi, alla fine del XIV secolo, anche Mosca e Tver’ si presentarono come centri artistici autonomi. Al XIV-XV secolo appartengono le più antiche icone provenienti dal Nord russo, una sconfinata regione comprendente la regione costiera del mar Bianco come pure i territori del bacino dei fiumi che vi si gettano, l’Onega, la Dvina Settentrionale, la Pinega, la Mezen’ e la Vyčegda”. E ancora, dalle parole dello studioso russo: “Data l’esistenza di due principali vie di colonizzazione del Nord russo, provenienti da Novgorod e dalle terre di Rostov e Jaroslavl’, le poche icone settentrionali del XIV-XV secolo conservatesi fino a oggi possono essere ascritte senza difficoltà alle due rispettive tradizioni artistiche di Novgorod e della Russia Centrale. Forse, parte di esse era stata dipinta direttamente a Novgorod e nei centri artistici della Rus’ Centrale, ma la semplificazione delle tecniche artistiche che si osserva in varie opere consente di ipotizzare che fin da quest’epoca nel Nord russo esistessero delle botteghe artistiche più o meno autonome. In tali botteghe, probabilmente, si dipingevano icone per le prime chiese dei monasteri e le poche chiese parrocchiali del territorio. La fioritura della pittura di icone nel Nord e il processo di formazione delle sue peculiarità iconografiche e artistiche si situano nell’epoca del tardo Medioevo, nel XVIXVII secolo. Questo fenomeno venne favorito dallo sviluppo economico delle terre costiere e del loro entroterra, la cui importanza in questo periodo non era più determinata semplicemente dalle ricche risorse naturali, ma anche dalle grandi vie commerciali che attraversavano questi territori”. Insieme a botteghe locali, che almeno dalla meta del XVI secolo operarono attivamente a Vologda, Kargopol’, Cholmogory, e poi anche ad Archangel’sk, importanti centri di pittura di icone furono anche i principali monasteri del Nord, alle Solovki, le comunità di sant’Antonij di Sijsk, dell’Esaltazione della croce a Kij e altre ancora, dove in questa attività erano impegnati monaci, servi del monastero e pellegrini. Sempre dalla prefazione di Levon Neserjan al catalogo della mostra si ricava che: “Pur mancando una formazione professionale come quella esistente nella capitale, nelle botteghe di queste città e monasteri furono dipinte opere di indubbio talento, che colpiscono ancor oggi per la loro intensa e a volte ingenua espressività, e per l’originalità artistica. Gli iconografi che lavoravano in città, in particolare a Kargopol’ e Cholmogory, eseguivano anche opere destinate a chiese rurali, costruite per iniziativa delle parrocchie locali. Tuttavia, nella maggior parte dei casi le icone per queste chiese venivano dipinte dai contadini stessi, alcuni dei quali conoscevano i rudimenti del mestiere di iconografo e non di rado se li trasmettevano di padre in figlio. Questi artigiani semiprofessionali erano abbastanza numerosi, e proprio essi costituivano la massa principale degli iconografi settentrionali: questo spiega, da un lato, l’evidente semplificazione delle tecniche tradizionali, e dall’altro l’apparire di originali peculiarità iconografiche e di soluzioni artistiche insolite ma generalmente molto efficaci. Un certo isolamento e la trasmissione dei segreti del mestiere di padre in figlio contribuivano a serbare e a fissare gli elementi caratteristici, cosa che talvolta (in particolare nella pittura di icone di epoca più tarda), consente di distinguere l’arte delle singole regioni settentrionali – i territori dell’Onega, di Kargopol’, Vologda e Beloozero, del mar Bianco e cosi via. Non si può dire, tuttavia, che queste regioni conducessero un’esistenza completamente separata dagli altri centri artistici. La pittura russa di icone del XVI-XVII secolo è l’arte di un grande Stato centralizzato, in cui gli impulsi artistici provenienti dalla capitale svolgevano un ruolo fondamentale”. Perché proprio i “Tesori del Nord”, perché proprio le icone provenienti da questi remoti, isolati e talvolta inospitali aree della Russia settentrionale? La risposta a queste domande la si ha leggendo la presentazione di Gabriele Orler, titolare della ditta omonima e curatore della mostra: “Sono tornato di recente da un viaggio che mi ha portato a visitare alcuni suggestivi villaggi e alcune più grandi città del vasto Nord della Russia. Luoghi carichi di spiritualità, dove il passato risplende ancora oggi, regalandoci gli scorci e le emozioni più intense. Nel mio itinerario, ho avuto modo di incontrare isolati monasteri, piccoli paesi con le tipiche case dai colori variopinti che si affacciano nei fiumi, semplici chiesette di legno, vedute mozzafiato dai campanili, arabeschi di nuvole che sembrano rubare l’azzurro del cielo… Tutto questo trattengo, come ricordo ed emozioni indelebili, nel mio cuore, oltre ai tesori custoditi in musei magari poco noti eppure scrigni della “vera bellezza”, ovvero le meravigliose icone. Sono queste le immagini che porterò sempre con me e che mi hanno arricchito enormemente. Ma la cosa che maggiormente ho percepito, lungo il mio cammino, è stata la purezza… È nell’aria, la si può “avvertire” in ogni cosa; persino nei silenzi… Perché la Russia, e il suo Nord non meno che altri luoghi, serbano intatte oasi che invitano alla riflessione, alla meditazione, alla preghiera. E generano viva una sensazione di pace, di estasi divina che pervade la nostra anima, fa pulsare il nostro cuore e ci avvicina a Dio”. Collezione Orler, allestirà inoltre uno spazio aggiuntivo nell’ambito dell’esposizione dedicato agli amici e ai collezionisti che potranno così valutare una rilevante raccolta di icone di varie epoche e scuole diverse.

Orari: tutti i giorni con orario continuato dalle ore 10

Ingresso: ingresso libero, da lato piazza San Sepolcro

Informazioni: tel. (+39) 041 4567816 tel. (+39) 02 806921 fax (+39) 041 5969450 mob. (+39) 327- 9054879 349-3421494 [email protected]

Catalogo: Orizzonti Arte, a cura di Collezione Orler

Comunicato stampa, informazioni, immagini e aggiornamenti su http://www.collezioneorlericone.it

Collegamenti: Linea metropolitana 1 – stazione “Cordusio” Linea metropolitana 3 – stazione “Duomo”

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