Il difficile mestiere dell’insegnante

scuola

Un lavoro che a volte assume il ruolo di vera missione e catapulta in situazioni in grado di spiazzare chi è chiamato al compito di educare e trasmettere il sapere

Il mestiere dell’insegnante è uno dei più particolari  e divertenti, per certi versi. Stare a contatto con i bambini e con i ragazzi ti arricchisce ogni giorno di “un qualcosa” che è diverso di volta in volta e che che aggiunge piccole perle a quel bagaglio di esperienze che accompagna instancabilmente lungo il viaggio dell’insegnamento. Non sempre tutto è facile, anzi; spesso la pazienza dei docenti viene messa a dura prova, non solo dagli alunni, ma anche dai colleghi e dal contesto scolastico che, difficilmente, è come vorremmo che fosse.

Ma la particolarità di questo “lavoro”, che in molti casi assume il ruolo di vera e propria missione, è  che catapulta in situazioni in grado di spiazzare e mettere “in crisi” (anche se solo momentaneamente) chi ha il compito di educare e trasmettere dei saperi.

Si sa, infatti, che quando si ha a che fare con piccoli e adolescenti nulla è perfettamente programmabile, soprattutto le loro reazioni, i loro pareri, le loro percezioni. Ci si trova così, improvvisamente davanti a domande e risposte che non sono esattamente quelle che ci aspettavamo, che avevamo previsto e che ci fanno capire quanto  il nostro compito sia ricco, ma allo stesso tempo contraddittorio e soggetto a momenti di crisi e di dubbi, che solo un pizzico di intraprendenza e esperienza ci può aiutare a superare.

Piccoli, grandi eventi, come quello che vi sto per raccontare.

Venti bambini giocano tranquillamente tra di loro in una sezione di una scuola dell’infanzia. Macchine, lego, bambole dovunque… fogli, disegni, matite colorate sui tavoli… vocine mescolate tra di loro, intervallate da urla che si sollevato qua e là. Angelo, un bambino di tre anni, colto dal desiderio di “riprendersi” un gioco che considera suo, litiga con un compagno e gli fa una linguaccia; la maestra lo riprende.

– Angelo, non si fa la lingua ai tuoi amici! Non è una cosa bella!

Angelo ascolta e, un po’ imbronciato, riprende a giocare.

Arriva l’ora di pranzo e la maestra, per intrattenere i bambini, canta insieme a loro una canzoncina, la versione riadattata della “Vecchia fattoria”, dove oltre agli animali della campagna i piccoli hanno aggiunto alcuni animali della foresta.

L’insegnante comincia a cantare:

– Nella vecchia fattoria, ia ia oooooo, quante bestie ha zia Tobia, ia ia oooooooooo. C’è il serpente…. frrrrrrrrr.

E, invitando gli alunni a cantare, imita il verso del serpente ripetendo il tipico movimento della lingua del rettile.

Angelo si alza in piedi e dice:

– Maestra, non si fa la linguaccia!

La maestra rimane in silenzio per alcuni secondi, utili per pensare,  riflettere, ma non abbastanza per trovare una risposta plausibile a quella domanda.

– Il serpente è un animale, non è un bambino.

Angelo rimane immobile per un secondo, ripensa a quelle parole; poi si risiede, quasi convinto della spiegazione. E la maestra ricomincia  a cantare in attesa del pranzo.

L’imbarazzo passa, ma rimane la magia delle parole di quel piccolo di tre anni che, con la sua ingenuità e il candore del suo pensare, è riuscito a “spiazzare” un’insegnante che pur nella sua bravura non poteva trovare la risposta a quella domanda  in nessun libro, nessun manuale, nessun sito internet.

La magia della spontaneità infantile…

Isa Voi

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