Intervista al poeta e cantautore Mauro Cesaretti: “Poesia e musica? Due espressioni diverse del mio io creativo”

Alcuni anni fa, durante una mia presentazione, ebbi il piacere di conoscere personalmente un giovane poeta eclettico, poliedrico e stravagante: tutte qualità, queste, che lo resero ai miei occhi diverso da molti artisti che avevo incontrato, ma soprattutto carico di un’energia che avrebbe regalato sicuramente in futuro bellissime sorprese artistiche.

E così è stato.

Mauro Cesaretti si è fatto conoscere dal grande pubblico con la poesia e in questi giorni sta girando l’Italia in veste di cantautore con “Appesi a un filo”, un singolo dai ritmi particolari e dalla melodia accattivante.

Originario di Ancona, Mauro ha cominciato a recitare con il Teatro Stabile delle Marche all’età di 6 anni e si è avvicinato al pianoforte e al canto intorno ai 10 anni. Le sue raccolte di poesie (“Se è Vita, lo sarà per sempre” – 2013, “Se è Poesia, lo sarà per sempre” – 2015, “Se è Amore, lo sarà per sempre” – 2017) sono state sin da subito apprezzate dalla critica letteraria e sono state protagoniste di numerosi premi letterari.

L’artista è stato promotore di due iniziative di video-poesia, “Body Poetry” e “Instants”, si è dedicato alle recensioni cinematografiche e ha svolto stage come segretario e montatore delle rubriche cinema Mediaset.

La collaborazione con Mattia Avello, in arte DJ Roma, nel 2016 porta all’inizio della sua carriera di cantautore e compositore musicale. In poco tempo vengono prodotti il singolo “Ho Voglia Di” e i videoclip “Sono grande adesso” e “Freddo”, vincitori di numerosi premi.

Mauro, però, ha sempre puntato sullo studio e sulla preparazione, tanto che si è laureato in Scienze dei Beni Culturali nel 2020 e nel 2021 si è diplomato con borsa di studio in composizione al Centro Europeo di Toscolano di Mogol.

  • Cosa ha ispirato la creazione della tua ultima canzone, “Appesi a un filo?

Non c’è una vera e propria ispirazione! Uno dei miei temi preferiti è la fine delle relazioni, perché credo che da questa si scaturiscano temi esistenziali, comportamentali e tanto altro. Inizialmente doveva essere un duetto maschile-femminile, poi confrontandomi in studio con Simone Bertolotti è venuto fuori che sarebbe stato meglio incentrarla sul punto di vista di un solo protagonista e così ho riscritto la parte femminile concentrandomi sulla delusione di un protagonista logorato da un rapporto instabile e controverso che continua ad andare avanti senza mai trovare una fine. Un rapporto fatto di alti e bassi, di divertimento, di sbronze per dimenticare, di discussioni e di pianti.

  • Come vivi questa nuova veste di cantautore?

Diciamo che la vedo più come un’evoluzione, in quanto comunque scrivo ancora poesie e non solo. La mia grande crisi l’ho vissuta a maggio del 2019, data che coincide con un mio allontanamento dalla poesia per circa un anno e mezzo. Ad oggi mi rendo conto che sono semplicemente due espressioni diverse del mio io creativo, quindi riesco ad apprezzarne entrambe le carriere e spero che un domani mi vengano riconosciute entrambe.

Foto di Francesco Novelli

  • E’ difficile, secondo la tua esperienza, scindere l’arte della scrittura da quella musicale?

Assolutamente no, anche perché la musica prima di tutto è scrittura, che sia di un testo o di un pentagramma. Anche quando improvviso su una tastiera sto scrivendo con dei gesti e la mia memoria non fa altro che leggere e ripetere. Poi è vero che ci sono persone che reputano più o meno importante il testo, ma per quanto riguarda il mio percorso e soprattutto il mio progetto, non c’è storia… la scrittura è centrale, ovviamente sempre in stretto connubio con lo studio delle melodie.

  • Mauro, come ti sei avvicinato al mondo della musica?

In verità io sono cresciuto con una formazione musicale, dal pianoforte al coro passando per il canto moderno e i mille karaoke. In più mia madre è super appassionata di musica, quindi sentendola cantare dentro casa non poteva che trasmettermi la passione. In ogni caso, il primo momento in cui ho capito che avrei potuto farne una carriera è quando ho trovato qualcuno che credesse in me, non solo da un punto di vista della scrittura ma anche del cantato, del quale tuttora faccio fatica a sentirmi confident.

  • E’ difficile oggi, tra tutte queste proposte mediatiche, emergere come musicista e distinguersi dagli altri artisti?

Con la propria autenticità e personalità ci si distingue sempre, il vero problema è come essere autentici in un mondo che ti spinge al plagio. Da una parte devi essere “commerciale” e seguire delle mode, dall’altra parte devi essere unico. Non è facile! Soprattutto i più giovani si perdono dietro a produttori che promettono senza investire veramente e senza avere lungimiranza sulla personalità di un ragazzino che cresce senza avere ancora una propria identità. Non è un caso che l’età per emergere si è spostata prima dei 24 anni! Io posso dire di essere “fuori” da questa pressione sociale, però dall’altra parte sono fuori dall’hype, come cita il famoso album dei Pinguini Tattici Nucleari, e questo mi rende meno interessante agli occhi di investitori.

  • Dal teatro alla scrittura, dagli studi universitari alle collaborazioni con artisti affermati e preparati: quanto è stata importante la tua preparazione per arrivare a raggiungere i tuoi obiettivi? E cosa pensi di chi raggiunge il successo con un semplice fortuito video musicale?

Come dicono tanti filosofi odierni e non solo, l’importanza della noia dello studio è fondamentale per poter costruire consapevolezza. Bisogna annoiarsi e in quelle pause cercare sè stessi. Bisogna usare lo studio come stendino dei propri desideri e una volta asciutti bisogna indossarli. Il cotto e mangiato è fine all’effimero, al nostro bisogno egoistico di possedere tutto. Se interpellato sull’argomento, Fromm avrebbe detto che avere il successo non denota essere di successo. Sono due condizioni ben diverse: una che tende al momento e l’altra all’eterno.

  • Come descriveresti la tua vita da artista “quotidiana”?

Noiosa! Come tutte le vite. Con l’unica differenza che faccio quello che mi piace e quindi mi pesa meno fare il mio mestiere. Sicuramente una delle attività che amo di più è mettermi al servizio dei progetti altrui e soprattutto vedere loro realizzati. La scrittura mi ha insegnato a stare dietro le quinte, tanto si è parte dello spettacolo allo stesso modo. Non c’è artista famoso senza una luce puntata addosso.

  • Il suo rapporto con i social è condizionato dal mantenere vivo il legame con i tuoi fans?

Beh quello sicuramente, ma come tutti a meno che non hai un disturbo della personalità e pensi che tu e i social siate la stessa cosa. Però posso dire che vivo con molta tranquillità la mia vita social, a differenza di molte persone, soprattutto le generazioni più giovani, questo perché probabilmente non mi interessa il giudizio! Ho capito che i messaggi arrivano solo a chi li vuole percepire.

  • Progetti futuri?

Tutte le mie strade portano a un grande progetto abbastanza ambizioso, ma poiché è un piano a lungo termine, diciamo che nel breve mi aspetto di firmare con un’etichetta che mi sostenga anche economicamente, ma soprattutto che mi supporti per strutturare qualcosa di grande. Ho bisogno di persone che lavorino con me in sinergia, una squadra che si allarghi sempre di più.

Intervista di Isa Voi

Per conoscere meglio l’artista:

https://www.maurocesaretti.com/about-5

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