INVITO ALLA LETTURA LETTURA: ‘Una vita violenta’ (1959) di Pier Paolo Pasolini

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Il nostro  consiglio letterario di oggi:

Da ‘Una vita violenta’ (1959) di Pier Paolo Pasolini:

Tacque un pò, commosso per le sue parole, e riattaccò: “…Mettetelo bene in testa! Io quanno m’affeziono, m’affeziono davero, mica m’affeziono pe’ un giorno o due!…Io t’ho fatto tutta ‘sta cazziata, ‘sta romanzina, perchè me sento de volette bbene… S’io nun te pensavo pe’ niente, m’accontentavo de quello che me passavi…Quello che veniva fori co’ te  era tutta roba trovata: e che me fregava!”
 Irene ascoltò in religioso silenzio, comprendendo tutto quello che Tommaso voleva dire: “Te lo sai,” disse infine anche lei, commossa, a mezzo fiato, “pure io te vojo bbene!”.

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 Per tutto il tempo che stettero alla fermata dell’autobus, sotto la pensilina all’imbocco di Tiburtino, rimasero zitti, ammusati come il solito, in disparte tra la gente che come loro aspettava. Poi l’autobus, mezzo vuoto, perchè il capolinea era due fermate più avanti, arrivò, e Irene ci salì: si dissero “ciao” “ciao”, appena appena, come fra loro fosse tutto stabilito, non ci fosse tanto bisogno di parole.

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…Tutti i senza speranza seduti ai tavolini si fecero segno, con gli occhi malinconici, passandosi la lingua pigramente sui denti o mezzo sbadigliando. Cianciavano: “Che c’è? Che c’è? La carica?” Non ce n’era uno che non fosse tignato, e le guardie potevano venir lì per uno qualsiasi della combriccola: perciò nessuno si muoveva, guardandosi attorno con l’occhio fino, e un pò scaciottando.


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…Così la famiglia di Tommaso s’era piazzata all’INA Casa: in un appartamento con due camere e cucina, e ci si trovavano belli larghi, pure, perché nel frattempo, mentre Tommaso stava ancora a bottega, Tito e Toto avevano stirato le gambe, e, per casa, non giravano più.

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Coi grugni sporchi sotto i ciuffi, si tenevano abbracciati, parlando tutti smaniosi, senza guardare in faccia nessuno. Alcuni parlavano, parlavano, altri tacevano ridendo. E quelle faccette, sopra i collettini zozzi a colori, alla malandrina, erano l’immagine stessa della felicità: non guardavano niente, e andavano dritti verso dove dovevano andare, come un branco di caprette, furbi e senza pensieri.
“Aaaah,” sospirò Tommaso, “so’ stato ricco, e no l’ho saputo!”

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