Psicologia infantile: PROTEZIONE VS TRAUMA

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Psicologia infantile: PROTEZIONE VS TRAUMA

Cari lettori, oggi voglio proporvi un articolo della dott.ssa Milena Giacobbe (psicologa dell’età evolutiva) su un argomento molto impegnativo e interessante, il trauma che spesso investe la vita dei bambini.

Riflessioni e punti di vista di uno specialista che ci farà capire tante piccole cose.

“I bambini di qualsiasi religione, cultura ed  estrazione sociale hanno diritto ad avere una infanzia serena e devono essere protetti dalle brutture del mondo.

Un trauma in età infantile può avere ripercussioni gravi in età adulta.

Nessuno oserebbe contestare queste semplici parole che paiono essere diventate i dettami psicopedagogici fondamentali di tutti coloro che si occupano di bambini.

Così succedono episodi alquanto singolari.

In una scuola dell’infanzia alcuni genitori chiedono il permesso di indossare il cappellino di Babbo Natale mentre addobbano la scuola dei propri bambini in orario scolastico in vista delle festività natalizie. Un’idea nata per allietare e far sorridere i bambini che inevitabilmente li avrebbero visti durante i preparativi.

Ma l’idea è bocciata poiché i bambini potrebbero rimanerci male: alcuni genitori con cappellino rosso e altri no: possibile confusione e “trauma da cappellino”!

Ma allora se un bambino vede la mamma di una compagna con il velo o magari di un colore della pelle diverso potrebbe esserci trauma da velo o trauma da colore della pelle?!?

In alcuni istituti scolastici balzati alle cronache episodi purtroppo analoghi: il crocefisso potrebbe traumatizzare (dopotutto si tratta della morte atroce di un uomo), il canto natalizio religioso crea confusione in chi professa una religione diversa o nessuna (la scuola pubblica è laica), la visita al museo che espone quadri con scene religiose non è possibile sempre per lo stesso motivo (come se il valore dell’Ultima Cena di Leonardo fosse solo religioso).

La soluzione proposta sembra essere quella di uniformare: stimoli omologati, uguali per tutti, senza possibilità di interpretazioni dannose.

A mio parere la confusione sta nella testa dell’adulto che, impegnato nel cercare di educare al meglio i bambini, si dimentica che questi non sono computer da programmare, ma per crescere devono avere la possibilità di capire e criticare.

Una maestra di scuola primaria ha organizzato nella sua classe quinta una discussone sull’esistenza di Babbo Natale. Gli alunni si sono divisi tra chi sosteneva l’esistenza di Babbo Natale e chi invece non ci credeva. La maestra non ha dato la soluzione, ma ha stimolato i bambini ad osservare, raccogliere prove, ragionare nel rispetto delle opinioni altrui, senza dare giudizi. In altre parole ha permesso ai bambini di usare la propria coscienza critica.

La globalizzazione non è solo un fenomeno economico, ma è il tentativo di cancellare le diversità in modo che queste non creino difficoltà. La società moderna sta cercando di creare eserciti di consumatori inconsapevoli, gestibili e manipolabili. Così anche la naturale protezione che un genitore sente di dover esercitare sui figli diventa protezione a qualsiasi costo da tutto e  rischia di creare bambini che non hanno imparato a  pensare, che non riconoscono la cultura , che non vivono le emozioni, che non hanno sviluppato una corretta coscienza critica che gli consenta di scegliere liberamente.

Vivere sotto una campana di vetro tiene al riparo sia dalle cose positive che da quelle negative, impedendo di fatto la capacità di riconoscere e gestire entrambe.

Non è possibile capire ciò che è giusto se non si conosce ciò che è sbagliato, non è possibile gioire appieno se non si è conosciuto il dolore, non si può gustare a fondo se non si è mai avuta fame.

Prima o poi si incontra il lupo cattivo e sarà meglio riconoscerlo. ”

 

Dott.ssa Milena Giacobbe

Psicologa dell’età evolutiva

Viale Buonarroti, 13 Novara

Cel. 348.3173462

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