Psicologia: PROPRIETA’ PRIVATA?

I consigli della psicologa dell’età evolutiva, dott.ssa Milena Giacobbe
Purtroppo è successo ancora: Andrea, cinque anni, figlio di Anna e Paolo vive con mamma, ma papà non vive più con loro da … praticamente da sempre.  La coppia è entrata in crisi subito dopo la nascita del figlio, fino alla decisione di separarsi. Andrea  quindi non ricorda quando in casa c’era anche papà. Per lui papà è un simpatico signore con cui trascorre alcuni week-end ogni tanto, perché lui vive in un’altra citta lontana. A lui sembra “bravo”, poi ogni volta che gli chiede di tornare da mamma, lui lo riporta a casa senza dire nulla. Eppure il bambino ha l’impressione che a mamma papà non deve essere molto simpatico: non parla mai di lui, non si lo guarda quando viene a prendere Andrea e lo saluta senza sorridere. Inoltre un giorno il bambino ha sentito mamma e nonna parlare di questo signore e mamma ha detto che “è stato un errore”. 

Da allora Andrea ha cominciato ad essere un po’confuso e a non essere così contento di andare con papà. Ha anche molte domande, che però ha scelto di non fare né a mamma, né a papà,  né ai nonni. Vorrebbe sapere perché papà “è un errore”, perché vive lontano e perché proprio il suo papà non vive insieme a lui ed alla mamma. E nessuno ha pensato di chiarirgli la situazione, limitandosi ad accertare che non voleva più andare da papà. 
I bambini collaborano. Infatti Andrea ha deciso di collaborare con mamma e fingere che il papà non esista. Questo atteggiamento del bambino ha però fortunatamente fatto riflettere i genitori, desiderosi di capire se assecondare o meno il bambino o come aiutarlo. A questo punto sono emerse però delle problematiche profonde che hanno radice nella relazione precedente della coppia. Rancore e rabbia da una parte, senso di colpa e paura dall’altra uniti ad una ricerca tormentosa della colpa e della verità stanno creando serie difficoltà alla strutturazione della personalità del bambino. Innanzitutto perché le persone e i problemi non si cancellano, ma si affrontano. In nome del  “bene” dei figli spesso si compiono delle scelte che in realtà non tengono conto dei bisogni profondi dei bambini. In questo caso il padre ha scelto di rispettare la volontà del figlio di non vederlo per non metterlo nella condizione di scegliere tra lui e la mamma, e la mamma ha scelto di rispettare la volontà del bambino per non costringerlo a frequentare una persona che evidentemente il figlio non gradisce (e più o meno inconsciamente dando ragione al piccolo: dopotutto il padre non si è rivelato la persona che lei voleva accanto). Mamma e papà rischiano di contrapporsi in maniera netta nella mente del figlio che diventa una sorta di esclusiva proprietà privata da contendersi e da proteggere dal male e dalle sofferenze …
Non si può raggiungere uno sviluppo emotivo sano e quindi una vita affettiva serena se si cresce con l’idea che il mondo si divide in bianco e nero, in bene e male: bisogna imparare a riconoscere le sfumature. Andrea non può pensare che tutto ciò che avviene con mamma è buono e tutto ciò che avviene con papà è cattivo, perché fonte di problemi. Una separazione è difficile, la gestione dei figli per una coppia separata lo è ancora di più. Ma tutto ciò va affrontato. Non è cancellando un problema che lo si risolve. Andrea ha cancellato papà e il disagio che la separazione gli crea, ha cancellato il suo sentirsi un pacco da spostare, ha deciso di vivere con la mamma una vita senza emozioni negative. E la mamma ha deciso che lui può essere una sua responsabilità esclusiva, mentre il padre ha deciso di non muoversi rischiando di perdere il figlio, pur di non farlo soffrire.
Ma è la coppia che non esiste più, genitori si è per sempre e questa è la riflessione che invito a fare. Perché i bambini hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali, con le loro caratteristiche positive e negative, per costruire la propria personalità e per poter un giorno riuscire a guardare i genitori proprio per quello che sono e sono stati. E questo non è possibile con una assenza che, in questo caso, è più forte della morte, perché accompagnata dal silenzio, dalla mancanza di ricordi e di spiegazioni. È appunto il VUOTO.
Si può e si deve essere genitori oltre il divorzio.
Dott.ssa Milena Giacobbe
Psicologa dell’età evolutiva
Viale Dante, 20 Novara
Cel. 348.3173462

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