Intervista allo scrittore Nunzio Russo: “Il romanzo della pasta italiana”, un amore lungo 900 anni

nunzio russo

Cari lettori,

oggi voglio proporvi l’intervista a uno scrittore siciliano che ha pubblicato un libro molto particolare per rendere onore alle tradizioni del nostro paese, studiando la storia gastronomica e l’etnostorica della pasta, alimento invidiatoci da tutto il mondo.

Nunzio Russo, originario di Palermo, discende da antichi produttori di pasta alimentare siciliana; sin dall’adolescenza si è accostato all’attività imprenditoriale paterna e oggi è un affermato imprenditore.

Da tempo raccoglie testi antichi e classici trasferendoli su supporto elettronico a vantaggio delle future generazioni e collabora con alcuni giornali e riviste. Si è fatto conoscere ai lettori con il Premio letterario Elmo nel 2014 grazie al romanzo La Voce del Maestrale, giunto ormai alla sua quarta edizione.

Il Romanzo della Pasta Italiana, pubblicato nel 2015, è un saggio sulla storia e le vicende del Made in Italy più famoso nel mondo. Le sue opere sono arricchite dalle edizioni tradotte in lingua inglese.

Lo abbiamo incontrato e intervistato per voi:

Da dove nasce l’idea di scrivere “Il romanzo della pasta italiana”?

Sono stato invitato a Taormina per raccontare come nascevano e si affermavano le aziende famigliari italiane che nell’ottocento hanno dato il via al Made in Italy più famoso: quello della pasta, la regina della Dieta Mediterranea. Tali aziende, alcune davvero importanti, in prevalenza avevano sede nel mezzogiorno d’Italia e in particolare in Sicilia. Il pubblico di quell’occasione era costituito dagli studenti della University Of Minnesota in viaggio di studio nel nostro paese. Negli Stati Uniti c’è molta attenzione riguardo il cosiddetto family bussines, tanto da farne materia di studio, perché considerato in grado di competere con le grosse compagnie multinazionali in alcuni settori produttivi o del commercio. Da quell’incontro con i ragazzi d’oltreoceano nasce il progetto di Il Romanzo della Pasta Italiana.

nunzio russo

Questo libro è diverso da quelli che ha scritto precedentemente; cosa ha voluto trasmettere ai suoi lettori?

La pasta è un ritaglio oltremodo essenziale della memoria e della civiltà italiana, non solo di quella gastronomica e più popolare. Da qui l’elogio a tutti quelli che con il proprio lavoro hanno lasciato un messaggio alle nuove generazioni e oggi hanno giusto riposo. Un invito anche ai nuovi imprenditori come a tutti i giovani, donne e uomini, affinché possano meditare. Fare impresa non è un gioco. E’ una missione supportata da onestà e da capitali. Bisogna essere pronti a perdere tutto e avere la forza di resistere alla prepotenza.

 

Cosa le ha lasciato questa esperienza di ricerca?

Il Romanzo della Pasta Italiana è un saggio legato all’etnostoria. Nella ricerca mi sono affidato a diverse fonti, spaziando da quelle canoniche in forma scritta alle tradizioni orali.  Dunque non è stato uno studio del passato fine a se stesso, ma un’analisi del presente basata sulla retrospezione e le manifestazioni della cultura popolare. Come spesso avviene quando uno scrittore di romanzi sviluppa un’inchiesta incontra uomini che lasciano il segno e realizzano fatti. Ho ringraziato, citando tutti. Ma, in verità, doveva essere un elenco molto più corposo. Lungo il mio viaggio ho incrociato le anime e i sentimenti e le opere di tanta gente laboriosa cui va il mio grato pensiero, attraverso quasi novecento anni di storia, e fin dai primi documenti rinvenuti riguardo questa produzione in Sicilia. A cominciare da quella prima massaia che ha messo insieme farina e acqua a forza di braccia, per poi stendere l’impasto ottenuto ad asciugare al sole.

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Lei è molto legato alla storia e al passato ed è grande il suo impegno nel tramandare le tradizioni. Come mai è così forte questo sentimento in lei?

nunzio russo

Il rigoroso convincimento che non tutto ciò che è antico è passato. Abbiamo tutti il dovere d’innovare a vantaggio delle future generazioni, mantenendo quanto di buono e positivo ci è stato lasciato da quanti ci hanno preceduto nel cammino. Questo è il principio che da vita alla mia opera come autore. Nel caso specifico, sono anche un erede di queste tradizioni. Sono figlio, nipote e pronipote di produttori di pasta alimentare, sia dal ramo paterno sia da quello materno.

Lei si è fatto conoscere al pubblico soprattutto grazie al romanzo “La voce del maestrale”; come lo presenterebbe ai suoi lettori?

La Voce del Maestrale è tutto l’amore che esiste nel cuore. E’ vita; è meraviglia; è coraggio. E’ storia in maiuscolo, perché neppure una persona resta da sola. Ciascuno è erede della forza delle proprie origini che riconosce nell’essenza e nella verità della famiglia. Nello stesso tempo i protagonisti vivono secondo personali ideali gli amori e le delusioni, i successi e le sconfitte. Sulle vicende scende come una colonna sonora, appunto, La Voce del Maestrale, e questa sospinge la rotta dell’esistenza in direzione di quei valori e di quelle virtù che ne fanno bene sacro e inviolabile.

nunzio russo

Come è nato il suo amore per la scrittura?

Da bambino scrivevo poesie sulla natura, che ricopiavo con la biro e rilegavo. Poi vendevo quei piccoli capolavori della mia innocenza ai parenti che compravano ed esaurivano le copie. Più grande, d’estate al mare, fondai con alcuni amici un giornalino settimanale con riguardo ai fatti che avvenivano sulla spiaggia. Stampavamo le copie con il ciclostile e mettevamo pure qualche foto. Le vicende e gli obblighi di famiglia mi hanno portato verso un altro mestiere, da adulto. Ho mantenuto, però, ferma la rotta della mia prima passione. Il risultato è anche in questa intervista, della quale ringrazio la scrittrice Isa Voi.

 

Scrivere per lei vuol dire…

Senza dubbio è atto d’amore. Quel sentimento che nasce dal venire al mondo, e da una crescita educata al rispetto dei valori. E’ difficile scrivere storie, per questo motivo bisogna possedere buona coscienza e spirito di servizio verso l’altro. In questo caso, il lettore.

nunzio russo

La Sicilia è spesso presente nei suoi romanzi: qual è il rapporto con la sua terra?

Come tanti nati in riva al mare e su un’isola, sempre ho voglia di raggiungere la battigia e forzare con lo sguardo l’orizzonte. Quando raggiungo anche fisicamente quell’orizzonte, e spesso mi succede per le vicende che a volte portano lontano, inverto il punto di vista e cerco la mia terra ancora attraverso il mare. Ecco, questa è la Sicilia di Nunzio: un ponte di luce per raggiungere il mondo, un approdo sicuro al ritorno. Ogni siciliano, penso porta nell’animo un intricato e inspiegabile bisogno di fuga e di rientro a casa. Per tutta la vita.

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Progetti futuri?

Ho in stesura un nuovo romanzo che, come La Voce del Maestrale, spero sia apprezzato e letto per tanti e lunghi anni. E’ questa la migliore tradizione della letteratura siciliana, da Tomasi di Lampedusa a Verga, da Pirandello a Sciascia, passando per De Roberto e tanti altri illustri nomi. Confesso, in un’ultima nota personale, che scrivo sempre due volte i miei lavori: la prima è sempre a matita e su fogli bianchi.

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