Intervista a Carlo Barbieri: da “Pino Tanuso” a “Tre passeggiate a Palermo”, quando la penna non ha confini

Cari lettori, 

lo scrittore che voglio presentarvi oggi è Carlo Barbieri, un autore poliedrico che negli ultimi anni ha saputo lasciare il segno nel panorama letterario ed è amato da un pubblico di tutte le età, dai bambini agli adulti.

Quando lessi per la prima volta in classe il suo Dieci piccoli gialli ai miei alunni, mi resi conto immediatamente della forza delle parole di quel racconto e rimasi stupita dal coinvolgimento dei miei bambini nel sentire quella storia, semplice ma affascinante.

Quel primo approccio mi ha portato ad approfondire il suo stile e le sue opere, che ho apprezzato per la ricchezza di particolari, per i personaggi originali e spesso fuori dal comune; ma forse soprattutto per quella che è la caratteristica più particolare di Barbieri: la sua capacità di tenere avvinti lettori di ogni età spaziando fra quattro o cinque generi letterari diversi.

Infatti se il suo esordio, che data al 2011, è legato a una raccolta umoristica (Pilipintò – Racconti da bagno per siciliani e non“, premio Martoglio), fra le sue ultime opere troviamo un fantasy per i lettori più giovani  (Pino Tanuso e l’incredibile SuperBike Ali-N –Einaudi Ragazzi) e Tre passeggiate a Palermo” (Kalós) – una particolarissima guida turistica “per amici da portare a braccetto in giro per Palermo” fra aneddoti, curiosità poco note, un sorriso e una battuta.

E poi ci sono i gialli per adulti e quelli per bambini: fra quelli per adulti, i sei romanzi di cui è protagonista il commissario Mancuso della Omicidi di Palermo, il primo dei quali è La pietra al collo, pubblicato da Todaro (Lugano) e ripubblicato anche nei Noir Italia de IlSole24Ore; fra gli altri, la serie Piccoli Gialli pubblicata da Einaudi Ragazzi di cui fa parte quel Dieci piccoli gialli di cui vi dicevo, tradotto in Cina e Turchia.

Una ecletticità che Barbieri spiega con la insaziabile voglia di leggere di tutto che ha accompagnato la sua gioventù… anche se i personaggi e le trame che nascevano nella sua mente hanno trovato la via della parola scritta solo negli ultimi undici anni. Ecletticità che è confermata dai riconoscimenti che ha avuto, distribuiti equamente fra tutti i generi letterari: si va dal premio Umberto Domina per la letteratura umoristica, al Giallo Garda, Allo Scerbanenco@lignano, al Città di Sassari, Città di Torino e Città di Cattolica per la narrativa gialla e non gialla, per grandi e bambini.  

Barbieri ha collaborato con diverse testate web, tra cui Ultima Voce, Fatti Italiani, Maredolce, Il Fogliettone,  Malgradotutto e MetroNews, il quotidiano delle metropolitane di Roma, Milano e Torino.

Conosciamolo meglio attraverso le sue parole…

  • Buongiorno, recentemente è stato pubblicato il suo nuovo libro “Pino Tanuso e l’incredibile SuperBike Ali-N”. Ci può parlare di questo libro e rivelarci da dove è nata l’idea?

Pino Tanuso è un ragazzino siciliano che abita in una casetta sul golfo di Mondello. Un giorno trova in un fosso una bicicletta in buone condizioni, apparentemente abbandonata. Ma in realtà è stata la bici a trovare lui: è una SuperBike mandatagli da creature di un altro mondo che proteggono gli esseri umani fin dai tempi della costruzione delle piramidi… Tutto comincia così.

Come mi è venuta l’idea? Davvero non me lo ricordo. Ma in genere succede che nella mia mente nasce un piccolissimo embrione, un accenno di trama su cui comincio a fantasticare, poi mi siedo al computer e inizio a buttare giù la storia. Scrivi e scrivi, dopo qualche giorno, rileggo… e ho la stessa sensazione di quando si sale su per un sentiero di montagna passo dopo passo: a un certo punto ci si volta e ci si rende conto di quanta strada si è fatta, e come lo sguardo si perda ora in un panorama che prima non c’era.

  • Anche “Tre passeggiate a Palermo” è stato dato alle stampe da poco tempo. Questa opera, però, è di un genere completamente diverso

Verissimo. In effetti è anche l’unica di cui so il momento preciso in cui ho cominciato a concepirla, e chi me l’ha ispirata. È stato un mio nipote – figlio di mia sorella, che chiamo “fratelnipote” perché di poco più di otto anni più vecch… ehm, meno giovane di me, che un giorno mi ha detto “Perché non scrivi una serie di itinerari passeggiati palermitani che abbiano come riferimento “alberi illustri””? L’idea mi è piaciuta. Naturalmente la narrazione mi ha preso la mano e il risultato finale è un po’ diverso da quello che si aspettava lui: somiglia più a quelle passeggiate in giro per Palermo che faccio con gli amici che vengono in vacanza nella mia città.

  • Uno dei personaggi più simpatici e carismatici dei suo racconti per bambini è Ciccio. Quali sono le caratteristiche che lo rendono così accattivante?

Penso proprio il fatto che sia un bambino normalissimo, affettuoso e un pochino timido in cui tutti i bambini si possono immedesimare. Ma anche il suo rapporto con la mamma e soprattutto con il nonno, complice e un po’ monello, che credo sia uno dei motivi per il quale molti genitori e nonni mi dicono che leggono volentieri le sue avventure. Che, badiamo, non sono gialli “da” bambini… ma “per” bambini. Meccanismi credibili anche per un adulto. E forse questo è un terzo elemento che fa piacere ai piccoli lettori Ciccio e le sue indagini: i bambini avvertono che i gialli, pur essendo alla loro portata, sono gialli veri.   

  • Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, considerata la sua vasta produzione letteraria e la sua notorietà, lei ha cominciato solo da un decennio la sua avventura letteraria. Come è nata questa passione e quante emozioni positive le ha regalato nella sua vita?

La passione per la scrittura l’ho sempre avuta dentro, ma senza accorgermene. Me l’hanno fatto notare a posteriori amici che hanno tirato fuori cosine pubblicate qui e là che avevo dimenticato: da un articoletto umoristico sul giornalino scout a quelli, pure umoristici, pubblicati vent’anni dopo su una rivista aziendale per la quale avevo inventato un personaggio, uno sfigatissimo venditore. La svolta la devo a un editore siciliano, che faceva parte di una “mail chat” (allora Facebook in Italia non c’era) in cui ogni tanto scrivevo cosine umoristiche. Mi disse “Mi piaci come scrivi, se continui così ti pubblico”; io mi gasai  e scrissi il mio primo libro, Pilipintò. Quando glielo proposi mi disse che non in realtà non era proprio il suo genere… ma a qual punto ero lanciato. Ci misi sei mesi a  trovare un editore che non volesse soldi per pubblicarmi, ma ci riuscii. E cominciò l’avventura.  

  • Lei ha la capacità di passare dalla scrittura per bambini/ragazzi a quella per noi adulti. Come riesce a passare con facilità da un registro all’altro?

Grazie a un nonno meraviglioso ho cominciato a leggere prestissimo, non le dico a che età perché non mi crederebbe. I libri che mi regalavano non mi bastavano mai e me ne procuravo altri in tutti i modi. La miniera principale era la libreria dello studio di mio padre: non solo i classici dell’avventura, ma anche romanzi, libri umoristici come il poco noto “I Quattro Moschettieri” di Nizza e Morbelli e l’ancora meno conosciuto “Temistocle la vuole così” di Garatti; persino i manuali tecnici (non so quanto possa averci capito) e L’Amante di Lady Chatterley  (qui invece qualcosina ho cominciato a capirla). E rispondo alla domanda: la vita è come un salvadanaio di esperienze dirette e indirette – e fra queste ci sono quelle fatte attraverso la lettura. Penso che l’interesse nei confronti di tutti i generi letterari, sommato alle esperienze di una vita un po’… da mare aperto, come la definiva Vittorio Nisticò, possa avere riempito il mio salvadanaio di cose diverse che, quando scrivo, possono tradursi in generi diversi. Può essere? Insomma: così è… se vi pare.

  • Anche lei, come me, è siciliano. Quanta Sicilia c’è nelle sue opere?.

Dire “molta” sarebbe riduttivo. Tutti personaggi principali di tutte le opere, in tutti e quattro i generi letterari in cui scrivo, sono siciliani: il commissario Mancuso protagonista dei miei thriller, Pino Tanuso, il piccolo investigatore Ciccio. Siciliana è anche l’ambientazione di gran parte di quello che scrivo. Certo, succede pure che il miglior amico del commissario Mancuso sia il tenente dei carabinieri triestino Fabio Trevisan, e un altro sia Samir El Salahy, commissario di polizia egiziano, in realtà agente dei servizi segreti del suo Paese… ma con la mamma siciliana.  Come succede pure che nelle avventure in compagnia della sua SuperBike aliena, Pino Tanuso si trovi a collaborare con Elfaged Gobena, americano di origine Etiope che lavora all’ONU ma che in realtà…

…Insomma, i miei trascorsi all’estero ogni tanto fanno capolino, ma nessuno riesce a rubare la scena alla Sicilia.   

  • Per questioni lavorative si è dovuto trasferire da Palermo a Catania, e successivamente in Iran ed Egitto. Come l’ha cambiata questa esperienza estera? Cosa le ha lasciato dentro di positivo e di negativo?

Tutte le esperienze mi hanno arricchito, anche quelle che non vorrei ripetere – come trovarmi nel bel mezzo di una rivoluzione con mia moglie e figlio di cinque anni; e in più, abitando in un palazzo che apparteneva alla famiglia dello Shah, uno dei primi posti dove i rivoluzionari sarebbero andati a cercare persone su cui vendicarsi. Ma vivere lontano da Palermo mi ha aiutato anche a conoscerla più profondamente. Quest’ultima cosa potrebbe sembrare strana, e quindi mi spiego meglio: quando si vive in una città, la si conosce nei dettagli, si diventa parte di essa… e diventa difficile coglierla nel suo insieme. Si è una pennellata del dipinto, troppo vicina al quadro per poterlo vedere complessivamente, e troppo lontana dagli altri quadri per potere fare veri paragoni. Quando la si osserva “da fuori”, specie se si ha esperienza di vita reale in altri paesi, non se ne colgono i dettagli, ma la si può meglio rapportare ad altre realtà. Quando si ha la fortuna, come l’ho avuta io, di frequentarla ininterrottamente per un paio di mesi l’anno risiedendo altrove e interagendo continuamente con una quantità Paesi molto diversi, si acquisiscono ambedue le prospettive e quindi, a mio parere, una conoscenza più profonda.

  • Durante la sua carriera letteraria si è ispirato a qualche corrente letteraria o a qualche scrittore in particolare?

È successo di sicuro – l’”effetto salvadanaio” di cui dicevo prima – ma non consciamente. Penso che certe forme di umorismo che si ritrovano nelle mie raccolte di racconti (Pilipintò, Uno sì e uno no, Siculo babbìo) possano essere stati influenzati dai Quattro Moschettieri di Nizza e Morbelli che per me e i miei fratelli è stato un libro cult.

  • Come vive il suo rapporto con i social e con i lettori?

Divertente e intenso quello sui social, sia con lettori che con persone che mi seguono per le cose che pubblico. Quanto al rapporto con i lettori al di fuori dei social, mi manca moltissimo quello in presenza, durante le presentazioni. Maledetto COVID.

  •  I suoi libri sono stati pubblicati anche all’estero, e collabora con case editrici molto importanti. Cosa vuol dire, secondo lei, essere uno scrittore oggi?

Se intende “scrittore affermato”, significa essere una persona pericolosamente fortunata. “Fortunata”, perché le probabilità di affermarsi come scrittore sono oggi estremamente basse e non tutte legate alle capacità. “Pericolosamente”… non per sé, ma per quelli che il suo successo potrebbe indurre a pensare che si tratta di una professione da cui tentare di ricavare abbastanza per vivere. Per uno che ci riesce, diecimila non ce la fanno… e se non hanno una vera sorgente di reddito, rischiano di ritrovarsi nei guai.

  • Come è cambiato il mondo dell’editoria oggi?

La risposta sarebbe complessa. La ultra semplifico. Innanzitutto è cambiato il mondo dei lettori, che diminuiscono. Aumentano invece quelli che scrivono e vorrebbero vedersi pubblicati. Di conseguenza il mondo dell’editoria si è spaccato in due sottomondi. Il primo é costituito da pochi veri editori che vivono con i proventi delle vendite di libri; il secondo,molto più affollato, è costituito da EaP, e cioè “Editori a Pagamento” (che si offendono se li si chiama così, ma questo sono) che campano sul “desiderio di pubblicazione” di eserciti di esordienti. I pochi veri editori si dividono a loro volta in pochissime grandi che mettono in campo libri di autori  affermati, spesso di importazione, o di personaggi locali “di richiamo”: il calciatore Tizio, l’escort di grido, il grosso politico, eccetera; ed editori più piccoli che magari pubblicano libri di qualità, ma faticano a sopravvivere in un mercato asfittico stretto fra i grossi editori, i distributori, le librerie fisiche messe in difficoltà dalla concorrenza degli store online… e, naturalmente, i (troppo pochi) lettori che tendono a preferire i libri pubblicati dagli editori più grossi, che offrono autori di successo e godono di maggiore visibilità.

  • Il consiglio che darebbe a un giovane che sogna di diventare uno scrittore…

Imparare un mestiere con cui vivere, e fare lo scrittore per hobby senza aspettarsi granché. Cosa che non gli impedisce di mandare – perché no – le proprie opere a editori seri rifuggendo da quelli a pagamento, facilmente riconoscibli: rispondono subito che sono felici di pubblicare (la velocità è proporzionale alla paura che hanno che un altro EaP si accaparri il cliente prima di loro);  chiedono un impegno d’acquisto per una quantità variabile di libri; offrono a pagamento servizi che i veri editori non fanno pagare mai (correzione bozze, grafica della copertina, promozione). In aggiunta o in alternativa, tentare di trovare un agente letterario, facendo anche in questo caso attenzione: i veri agenti non chiedono soldi agli autori noti; agli altri, in genere chiedono una somma per leggere e dare un parere su un libro di cui poi “eventualmente” proporre la rappresentanza. Ed è giusto, perché leggere davvero un libro, e farne una vera scheda di valutazione, è un lavoro. Naturalmente, selezionare l’agente fra quelli noti, con un portafoglio di rispetto. E se son rose fioriranno.

  1. Progetti futuri?

Al momento, due libri con Einaudi Ragazzi: Ciccio e il misterioso furto alla signora Rododendro, che uscirà a Settembre; poi sarà il turno di Dieci piccoli gialli 4.

Intervista di Isa Voi

Per conoscere meglio l’autore: http://www.carlobarbieriblog.it/?fbclid=IwAR3D87a9Csk4zkQzcelGQtmTe-Sz9evPDQCDer84ObVCEedhuIFP97EPo7M

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