Intervista a Germano Pettarin: “I miei libri? Una matematica narrata per far vivere i numeri come scoperta e divertimento

Cari lettori,

oggi voglio condividere con voi l’intervista a uno scrittore che ho avuto il piacere di conoscere in questo periodo, Germano Pettarin .

Da insegnante sono rimasta piacevolmente colpita dalle sue opere letterarie dedicate al mondo della matematica, territorio spesso impervio e poco amato dagli studenti.

Proprio per far “riscoprire” il piacere della matematica, l’autore ha pubblicato vari volumi: La matematica fa schifo, Avventura all’isola delle tabelline, Dottore dei numeri, Crucionda, Manuale di abilità informatiche, e altri ancora, editi da Emme Edizioni e Einaudi Ragazzi.

Germano Pettarin è originario di Pordenone e attualmente è insegnante di matematica sia alla scuola superiore sia all’Università di Udine e Venezia.

Lo abbiamo incontrato e intervistato per voi.

  • Buongiorno Germano, ho avuto il piacere di leggere il suo libro “L’isola delle tabelline”. Ci può parlare di questo racconto?

Esiste un posto dove i grandi matematici del passato trascorrono spensierati le vacanze: l’esotico arcipelago delle Cifriadi. Lì possono divertirsi assieme ai loro vecchi amici di sempre, i numeri.

Nelle isole, ognuna retta da una sua regola, l’allegria non manca di certo… Ma, come il turista Cento non tarda a scoprire, una di loro fa eccezione. A Tabellandia, gli abitanti sono novantanove numeri male assortiti e completamente spaesati. Ci sono quattro numeri Ventiquattro, due numeri Ventisette, un solo Quarantanove. Non c’è il Quarantasette e tantomeno il Tredici. Sembra che siano stati messi lì senza un criterio, quasi fossero numeri di scarto. 

Mentre, nelle altre isole, tutto è chiaro: nell’isola dei numeri pari stanno i numeri pari, nell’isola dei quadrati i numeri che sono un quadrato, nell’isola dei Più Cento i numeri grandi, ecc.

A differenza di tutti gli abitanti delle isole vicine, a loro manca una regola. L’atmosfera è deprimente e la vacanza del povero Cento rischia di andare a monte ancor prima di iniziare!

A meno che il suo arrivo non chiarisca l’enigma. Con lui sarebbero diventati cento numeri. Cento come il nome greco della capitale di Tabellandia, Hecaton. Ma perché cento? E chi è il personaggio misterioso arrivato in aereo con Cento? A cosa serve l’enorme tavola in cima alla montagna?

È il mistero delle tabelline!

  • Come è nata l’idea di trasmettere la passione per la matematica attraverso un libro per l’infanzia?

L’idea di scrivere libri illustrati sull’intricato mondo della matematica nasce dalla proposta dell’editore che, tra parentesi, ha sempre avuto ribrezzo verso la matematica. L’editore chiedeva testi nello stile del Mago dei numeri di Hans Magnus Enzensberger, ancora più colloquiale e divertente. Libri che spiegassero i concetti più particolari della matematica per attirare l’interesse verso questa materia proponendoli come scoperta e divertimento, in modo non nozionistico. Da qui è nata l’idea della matematica narrata. I numeri sono i personaggi, interagiscono, giocano e baruffano tra loro.

  • Lei è docente di matematica nella scuola superiori: è stato difficile per lei “calarsi” in una scrittura per lettori più giovani?

Per niente: forse è addirittura più facile.  È difficile togliere i pregiudizi che ci sono sulla matematica, derivanti da brutte esperienze scolastiche o da approcci sbagliati presenti in un pubblico più adulto. I bambini, da quel punto di vista, sono “puri”. La matematica è una materia ostica per tanti, inutile girarci intorno, con le sue parentesi tonde e quadre, le radici quadrate e le virgole nei posti più improbabili, gli elevamenti a potenze sorprendenti. Un osso duro, insomma, tanto che a volte è veramente difficile credere come ci si possa divertire parlandone e addirittura studiandola. Soprattutto se viene proposta in un modo rigido e ripetitivo.

  • Come è stato accolto questo suo racconto dai giovani lettori?

Direi molto bene. Le presentazioni dei libri sono molto apprezzate dai bambini soprattutto perché sono abbinate a indovinelli e giochi: infatti, ai libri sono abbinate schede didattiche e giochi presenti nel blog di Einaudi ragazzi.

  • Le piacerebbe che queste storie venissero” riadattate” nella versione cartone-animato?

Certamente. Credo che il cartone animato sarebbe un contesto ideale. Nei libri sono presenti tantissime illustrazioni che aiutano la comprensione e rendono la storia e i personaggi “simpatici”. Una immagine vale di più di mille parole. L’animazione renderebbe il racconto ancora più accattivante.

  • In questo periodo dove i media e i social hanno preso il sopravvento, come si avvicinano gli studenti alla matematica?

Sicuramente, la massiccia presenza di video e tutorial sugli argomenti della matematica può aiutare la comprensione della materia. Ma, secondo me, la matematica ha bisogno del confronto e della rielaborazione personale: non basta la visione passiva di un video. La matematica stimola il ragionamento, la logica e l’intuito. E ci vuole anche fatica “mentale” per chi la affronta: fatica piacevole, però. Fare matematica dovrebbe appassionare come la lettura di un libro giallo dove ci sono tutti gli indizi (i dati di un problema) per scoprire il colpevole (la soluzione).

  • Che caratteristiche dovrebbe avere, secondo lei, un libro per l’infanzia di successo?

Questa è una domanda difficile. Sicuramente ci vuole semplicità, ma non banalità. Se si trova la chiave per appassionare il bambino al libro è fatta, assorbe tutti i concetti come una spugna. Ma si deve stare attenti a non annoiare, mantenere la narrazione con la leggerezza del gioco.

  • Oltre a “L’Isola delle tabelline”, lei ha scritto altri libri. Potrebbe presentarli ai nostri lettori?

L’Isola delle tabelline è il secondo racconto: a questo sono seguiti altri cinque racconti sempre sullo stesso tema. L’esordio è stato “La matematica fa schifo!” dove ho raccontato gli aspetti sorprendenti della matematica a chi odia questa materia da pronunciare la frase del titolo. Con “Le cose non quadrano: ci vogliono i cerchi” volevo parlare dell’accettazione di chi sembra diverso dagli altri e viene isolato o “bullizzato”: anche nella matematica ci sono elementi che sembrano di minor valore rispetto agli altri ma, in realtà sono fondamentali. “La rivincita delle 4 operazioni” racconta di come ciascuno di noi è fondamentale, se è nel giusto contesto e viene valorizzato per le sue capacità. “Il dottore dei numeri” è nato nel periodo della pandemia e racconta proprio di una epidemia tra i numeri: seguendo le regole e con le proprietà di numeri considerati inferiori il male viene sconfitto.

  • Secondo lei, quanto è difficile essere scrittori oggi?

Sì, credo non sia semplice, soprattutto avere nuove idee interessanti e riuscire a trasmetterle. Io sono anche insegnante e, grazie al confronto continuo con i miei interlocutori, sono sicuramente facilitato.

  • Per un esordiente che vuole cimentarsi nella carriera di autore, pensa che sia quasi irraggiungibile poter vedere il proprio libro pubblicato da una casa editrice affermata?

No, ma ci vuole tanta pazienza e umiltà. Un racconto che a noi sembra meraviglioso forse non appare così agli occhi di chi ne valuta tantissimi e ha una visione più globale. È sicuramente apprezzato un giudizio, anche molto critico, della casa editrice che valuta il racconto.

  • Come gestisce il rapporto con i suoi lettori? E con i social?

Purtroppo non ho molta interazione con i social. Capisco che è un limite, i social sono un ottimo strumento per raggiungere un vasto pubblico. Mi esprimo meglio con l’interazione personale, con il colloquio diretto, con le persone dal vivo dove c’è un vero e proprio scambio di pareri e impressioni. Lo sento come un rapporto alla pari.

  • Germano Pettarin nella vita di tutti i giorni…

Sono un insegnante di matematica e informatica, presso la scuola superiore e l’università di Padova e Venezia. Sono anche istruttore di informatica presso vari enti di formazione e aziende. Mi piace insegnare, credo che sia la cosa in cui riesco meglio.

  • Progetti futuri?

Sto proponendo un libro, ovviamente sulla matematica, per un pubblico più adulto, per chi afferma che: “la matematica non sarà mai il mio mestiere. Non sono portato.” Essere “portati per la matematica” è come dire che uno è portato per correre, o portato per il calcio. È vero c’è chi ha una predisposizione: infatti diventa un grande giocatore o un corridore professionista. Ma tutti possono correre o giocare a calcio, divertendosi. E così è per la matematica. Tutti possono riuscire in matematica, basta che sia proposta nel modo adatto. Parlo degli aspetti della matematica paradossali e, per questo motivo, affascinanti. Sempre in modo semplice e non nozionistico per stimolare la curiosità, l’immaginazione del lettore.

Speriamo bene!

Intervista di Isa Voi

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