Quando il bambino si isola dagli altri…

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Quando il bambino si isola dagli altri…

Piccoli consigli per favorire l’inserimento all’asilo o a scuola

Durante il primo anno di vita, il mondo del bambino ruota quasi esclusivamente intorno a mamma, papà e alla famiglia.

Verso i due anni  cominciano a presentarsi le prime vere e proprie occasioni di esperienze extrafamiliari, rappresentate dall’asilo, dagli amici e dai luoghi di svago, come i parchi gioco.
Il piccolo, crescendo, sente spontaneamente il bisogno di venire a contatto con i suoi coetanei e di socializzare con loro; grazie al progressivo sviluppo del linguaggio riesce a gestire meglio le sue relazioni e a crearsi delle amicizie durante i momenti ludici.

Le bambine, in genere, tendono ad affezionarsi a una amica “del cuore” con cui stringono una relazione esclusiva, durante la quale si confrontano e dalla quale ricevono rassicurazione e approvazione (aspetti molto importanti per lo sviluppo della loro personalità).
I “maschietti”, invece, preferiscono avere molti amici, senza nessuna preferenza particolare; spesso “usano” i compagni in funzione dei loro giochi e qualunque coetaneo può andar bene.
Molti piccoli grazie all’inserimento nell’asilo nido e nella scuola dell’infanzia incontrano più occasioni di socializzare con gli altri, ma non per tutti questo processo avviene allo stesso modo: tutto dipende dal carattere personale di ogni singolo individuo.
Per i bambini estroversi ambientarsi nel nuovo ambiente è un passaggio sereno e divertente; per gli amici timidi e introversi, invece, avvicinarsi a persone e posti che non si conoscono può essere un momento molto particolare e complicato.

Cosa posssono fare gli adulti che stanno loro vicini per aiutarli?

Il primo passo è quello di stabilire un rapporto di collaborazione e di fiducia tra genitori ed educatori/insegnanti per trasmettere al piccolo la sensazione di sicurezza e di “familiarità”.
Le insegnanti sono a contatto per molte ore della giornata con i bambini e sono le prime persone a potersi accorgere di eventuali difficoltà di socializzazione o di rifiuto verso l’ambiente asilo/scuola dell’infanzia.
Grazie all’osservazione diretta, le maestre possono valutare lo stile di interazione di ogni singolo bambino, prevenendo o intervenendo su possibili situazioni e dinamiche che escludono il soggetto dal gruppo, o  possono capire se è egli  stesso a isolarsi a causa della timidezza.
In questo ultimo caso, è consigliabile favorire occasioni di incontro con gli “amichetti” con cui il piccolo si trova più a suo agio o verso cui mostra più simpatia; ad esempio, frequentare l’amico preferito anche dopo l’orario scolastico può aiutare a far crescere la voglia di ritornare a scuola per poterlo rivedere.
Per far sì che si instauri una continuità costruttiva tra scuola e famiglia, i genitori possono anche invitare spesso a casa un gruppo di compagni con il quale il proprio figlio può organizzare giochi, fare la merenda e interiorizzare gradualmente sicurezza verso il nuovo ambiente esterno.

Mamma e papà, comunque, non devono farsi travolgere subito dall’ansia davanti alle difficoltà dei primi giorni di scuola: bisogna  dare al proprio figlio la possibilità di mettersi in gioco anche con le emozioni  negative, viverle e non evitarle per far sì che vengano interiorizzate e superate; bisogna prevedere un periodo di normale disagio soprattutto se il bambino ha avuto in precedenza scarsi contatti con altri bimbi.
L’ostacolo più grande per il piccolo è quello di superare il suo istintivo egocentrismo e capire che l’ambiente-scuola non è uguale a quello di casa sua: ora , infatti, egli non è più in contatto solo con i genitori e non ha più tutti i giochi a sua disposizione, ma dovrà imparare a dividere e condividere le attenzioni e gli oggetti con gli altri.
Dovrà insomma imparare a non stare più al centro dell’attenzione e a rispettare una serie di regole necessarie per la vita in comune e per lo stare bene insieme; anche imparare a giocare con gli altri è una importante forma di apprendimento.
Per i bambini insicuri sarà un processo di adattamento più faticoso, perchè essi dovranno fare i conti con la paura dei loro inevitabili insuccessi che si presenteranno strada facendo: non riuscire a fare una cosa o sbagliare a fare un gioco può bloccare il loro spirito di iniziativa; maestre e genitori dovranno essere capaci a incoraggiare sempre il piccolo e trasmettergli la fiducia necessaria per provare e riprovare, senza arrendersi.

A volte, senza volerlo, gli adulti compiono degli atti o pronunciano delle frasi che possono avere un effetto negativo nell’animo del bambino.
“Hai visto come è bravo Nicola?”, o “Come gioca bene Valentina”, possono essere dei modi involontari per sminuire le capacità del piccolo e far accrescere la sua insicurezza; l’abitudine di accompagnare i nomi dei compagni di scuola con degli aggettivi, inoltre, può abituare il bambino a limitare la sua capacità di rapportarsi agli altri e di giudicare un altro individuo per le sue varie qualità, e non per una sola. Evitiamo quindi giudizi quali bello, brutto, bravo, cattivo, simpatico, ecc…
Per questo è molto importante che tutti gli adulti collaborino tra loro (maestre/educatrici e genitori), per portare avanti un processo educativo che sia positivo per i bambini: è fondamentale avere fiducia reciproca, confrontarsi sulle strategie educative da seguire e consultarsi sui possibili dubbi che possono nascere su alcune scelte prese durante questo importante e delicato viaggio.
Da non dimenticare, infine, un ingrediente essenziale: le coccole e le attenzioni. Durante i periodi più critici (che a volte si presentano anche quando ormai l’inserimento a scuola sembra concluso) gli adulti non devono essere avari di carezze, abbracci e vicinanza fisica e affettiva: un momento di tenerezza e di disponibilità (come ad es. la lettura di una storia o un momento di gioco condiviso) da parte dei genitori può dare quella grinta e quella carica in più di cui il piccolo ha bisogno nel momento di crisi. Un consiglio che sembrerebbe scontato, ma che spesso non lo è.
Un ambiente sereno farà sentire il piccolo al sicuro, fiducioso nei confronti del mondo extrafamiliare e pronto a liberarsi da ogni atteggiamento difensivo; tutto questo contribuirà a una crescita armonica e a un positivo sviluppo psicofisico.

 

Isa Voi

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